Da grande magazzino industriale a spazio condiviso per piccole imprese. L’intervento di Zecc Architecten rispetta il retaggio e la storia dell’edificio e non impatta sull’ambiente. Un perfetto esempio di recupero creativo in ottica green, da cui prendere spunto
Il Werkspoor District di Utrecht è una vecchia zona della città, in origine interamente destinata ad attività industriali e produttive. Molti edifici dismessi sono stati demoliti in diverse fasi, ma l’area ospita ancora un immenso magazzino industriale, lungo ben 175 metri, che, sebbene non sia classificato come monumento, racconta e testimonia la storia dell’area con la sua muta magnificenza.

Oggi animato da nuova vita e operatività, grazie a una riconversione che lo ha trasformato in una comunità produttiva 2.0 che comprende hub creativi, start up, una fabbrica di birra indipendente, una struttura ricettiva e un grande spazio per eventi, posizionato a una delle estremità dell’edificio, con grandi vetrate a tutta altezza che si affacciano sull’Amsterdam Rhine Canal.

Infatti, nel rispetto delle pre-esistenze e dei tratti originari del manufatto, lo studio Zecc Architecten ha operato un’intelligente riconversione della Werkspoor Factory, riconfermandone la primaria vocazione e senza alterarne l’aspetto.

“Abbiamo contribuito alla rinascita dell’area e crediamo fortemente nel potere della collaborazione e dello scambio – ha dichiarato Bob Scherrenberg, proprietario dell’immobile – La nostra filosofia è chiara se si osserva l’organizzazione spaziale interna, con grandi aree comuni aperte anche ai visitatori esterni e alla città”.

E proprio per sottolineare la relazione con il territorio e gli abitanti, la Werkspoor Factory ospita anche il Museum van Zulien, vera e propria antologia di documenti e ricordi che narrano la storia del vecchio quartiere operaio e il suo glorioso passato industriale e produttivo.

Un legame fra passato e presente che si percepisce non solo nel museo, ma in tutto lo spazio dedicato a uffici. Entrando, infatti, lo scheletro della vecchia industria è subito evidente, a partire dal grande carroponte che attraversa longitudinalmente lo spazio.

Così come è stata mantenuta la scala monumentale e la visione d’insieme, grazie a una studiata alternanza di grandi spazi d’ingresso – a tutta altezza – che si alternano alle singole unità, più contenute ma in perfetta continuità visuale e percettiva. Mantenuti e conservati anche i grandi lucernari e gli infissi continui in acciaio, che sono stati restaurati e opportunamente dotati di vetri isolanti.

Ogni società ha la propria sede al piano terra, un ingresso dedicato e un soppalco che sfrutta le grandi altezze – fino a 15 metri – del capannone, come un duplex. Le nuove entrate rendono lo spazio più funzionale e fruibile e, al contempo, conferiscono un nuovo ritmo alla lunga facciata, ma senza mai snaturare il suo austero aspetto industriale.

Un obiettivo che gli architetti hanno raggiunto grazie a una studiata “gerarchia degli ingressi”: quelli originali sono di dimensioni maggiori, in vetro e piombo con geometria a scacchiera, mentre quelli aggiuntivi sono più piccoli e con porte a vetro scorrevoli a tutta altezza.

Gli uffici e le differenti sale sono organizzati in unità flessibili in legno e vetro, un sistema modulare sviluppato in collaborazione con Sustainer Homes i cui blocchi possono essere riconfigurati, rimontati o smontati. Tutti realizzati con materiali di riciclo e assemblati senza l’uso di colle: un perfetto esempio di prodotto a zero impatto e di economia circolare.
