I progetti di Studio Raw, in Indonesia, nascono da un approccio integrato di cultura, tecnologie edilizie e materiali locali. E Guha, nuovo centro polifunzionale a Jakarta, è la perfetta sintesi di questa filosofia progettuale
Guha è uno studio dentistico, una biblioteca e uno studio di architettura, fatto di nove materiali da costruzione: acciaio, legno, vetro, metallo, gesso, bambù, plastica, pietra e calcestruzzo. Un progetto di studio RAW che consiste nell’ampliamento di un edificio polifunzionale a Taman Villa Meruya a Jakarta, in Indonesia. L’edificio sorprende per l’accostamento di forme e materiali e per l’impiego innovativo di tecniche di costruzione tradizionali, come le strutture in bambù. Abbiamo chiesto a Realrich Sjarief, che di RAW è il fondatore, di approfondire questi due temi.

Realrich, il progetto è fatto di molti elementi, forme e materiali. Pensi che progettare sia un’opportunità per combinare ciò che è diverso?
Il progetto per Guha ha accompagnato diverse fasi della mia comprensione dell’architettura. Lo spazio è piccolo ma contiene una serie di immaginazioni che culmina nel cortile centrale. Alcuni degli elementi provengono dai progetti che abbiamo realizzato, esplorando le possibilità del costruire. Adoro poter esplorare.

Cinque anni fa ricercavamo la modularità, quattro anni fa la grammatica della tettonica, tre anni fa il profano e il provvisorio combinando le fibre naturali con il calcestruzzo, l’acciaio, il vetro, i mattoni e la pietra. Due anni fa era la volta degli spazi rizomatici e l’anno scorso quella della metodologia e del pensiero nel processo di progettazione.

Quindi oggi qual è il tuo approccio al progetto?
Ci sono tre approcci nel fare l’architettura. Il primo consiste nel realizzare un’architettura razionale e argomentativa, il secondo è l’approccio tradizionalista. Il terzo approccio – ovvero la via contemplativa – è ciò che fa per me. Credo che ogni spunto possa essere un bel pretesto per fare architettura, la questione è come ottenere l’armonia. Ciò di cui abbiamo bisogno è rallentare il tempo della riflessione progettuale, per condensare tutto con chiarezza.

La cultura storica non ha bisogno di esser congelata e l’architettura moderna deve rispondere concretamente alle domande che le vengono poste. Ciò significa che la risposta per un’architettura migliore è specifica per ogni contesto, luogo e committente. Progettare la scuola Alfa Omega ci ha aperto la mente sul progetto di Guha.

In Alfa Omega ciò che conta è l’armonia fra il bambù e le strutture metalliche, in una combinazione dove entrambi i materiali hanno motivo d’essere. Penso che ciò che è permanente sia necessario per garantire sicurezza, comfort, durabilità e per raggiungere i migliori standard, mentre ciò che è provvisorio sia culturale ed esprima il rapporto fra l’uomo e la sua consapevolezza che tutto tornerà polvere. Ciò che non è permanente riguarda la fragilità umana e la qualità della natura vivente.

Ho letto che lo studio ha recuperato la lunga storia artigianale della tua famiglia. Siete direttamente coinvolti nel processo di costruzione, per esempio delle strutture in bambù ?
Si, alcune strutture sono costruite dagli artigiani di Sumedang, rinomati per le proprie tecniche tradizionali. E noi siamo coinvolti nella costruzione. È una collaborazione fra diverse tribù giavanesi: il legno e il bambù vengono da ovest, la costruzione delle strutture si fa a est, le finiture nella regione centrale. È un approccio integrato di cultura, tecnologie edilizie e materiali locali.

Sono nato a Surabaya, una città con una cultura ricca, dove l’architettura coloniale si mescola con la tradizione giavanese. La mia famiglia è composta da generazioni di costruttori del Borneo e mio padre è un ingegnere civile che mi ha trasmesso le conoscenze di base sul costruire. Quando nel 1998 la crisi ha causato la chiusura della sua attività, mi sono trasferito a Jakarta, ho studiato a Bandung e lavorato a Singapore e a Londra con Foster and Partners. Ciò mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti culturali su questioni globali, come la tecnologia costruttiva, senza perdere la mia tradizione. Avere un quadro di riferimento globale e lavorare all’interno della cultura locale è un’esperienza fantastica. È come apprendere contemporaneamente il software e l’hardware dell’architettura.