Progetti
TWA Terminal New York

Il TWA Terminal di New York progettato da Saarinen torna al suo splendore e diventa un hotel ispirato ai favolosi anni Sessanta. Un progetto a più mani, firmato da Lubrano Ciavarra Architects, Beyer Blinder Belle e Stonehill Taylor

Figure is lost. La forma si è persa, non è più leggibile, recitava il diagramma di flusso dei lavori che avrebbero ridato la luce al TWA Terminal, un capolavoro di espressionismo nel design che Eero Saarineen realizzò nel 1962 per l’aeroporto JFK di New York. Oltre cinque anni di interventi per ristabilirne la cristallina identità, liberarlo dalle superfetazioni e ritrovare il figure in the field, in gergo, la forma pura, scultorea, seppure nella sua nuova funzione di hotel.

“Abbiamo incorporato molti elementi di design che ricordano l’era del bar Martini in stile Mad Man, e poi il tavolo Tulip e l’iconica Womb Chair progettati da Saarinen. La cultura del 1962 ci ha aiutato a immaginare un’esperienza dell’ospitalità contemporanea” Sara Duffy, Stonehill Taylor

Red Chili

Ristrutturato alla perfezione nel suo binomio bianco latte e rosso peperoncino, pavimenti a mosaico e sedute di velluto, lucernari a nastro e corrimano in corsa, l’ex terminal aeroportuale è stato rifunzionalizzato nella hall e area lounge dell’hotel, che mantiene il nome dell’estinta compagnia di volo TWA. Le cinquecento camere dell’albergo hanno trovato spazio in una struttura costruita ex novo, bipartita a formare due ali ai lati dell’ex terminal, un proscenio discreto per il “mezzo pompelmo schiacciato”, così come Saarineen spiegò la peculiare forma del suo capolavoro secondo un architetto del suo studio: “Eero stava facendo colazione e usando la buccia del suo pompelmo per descrivere il guscio del terminal, ha spinto verso il centro per raffigurare la depressione che desiderava“.

Raggiungere le camere dell’albergo è emozione pura: si percorre la passerella che un tempo conduceva ai gate e che oggi è invece il raccordo all’hotel. Si cammina nel rosso puro avulsi dalla realtà, in una terra di mezzo tra il suolo e il cielo.

Giunti nelle camere, il tema del volo prosegue. I letti sono rivolti verso la parete in vetro con vista verso l’antico terminal oppure verso le piste di atterraggio (in fase di prenotazione si può addirittura scegliere tra vista “landmark” e “runaway”).

Allo studio di design Stonehill Taylor è stata affidata la visione interior: ”In molti modi, l’anno 1962 ha significato la forza, l’ottimismo e l’innovazione americana nella ‘Golden Age of Flying’. Abbiamo incorporato molti elementi di design che ricordano l’era del bar Martini in stile Mad Man, e poi il tavolo Tulip e l’iconica Womb Chair progettati da Saarinen. La cultura del 1962 ci ha aiutato a immaginare un’esperienza dell’ospitalità contemporanea: intuitiva, raffinata e perfettamente adatta al viaggiatore moderno – spiega Sara Duffy di Stonehill TaylorInoltre, mentre ci siamo assicurati di utilizzare lo stesso “rosso chili” del TWA terminal, lo abbiamo intenzionalmente bilanciato con una palette neutra di bianchi e blu, e con finiture in noce naturale e ottone per rendere lo spazio più attuale”.

Futuro e nostalgia della Jet Age

Leggermente curvato verso l’interno, l’hotel ha linee misurate e ha la funzione di esaltare e ammorbidire allo stesso tempo il chiassoso assetto aeroportuale circostante. “La facciata in alluminio e vetro crea una parete neutra che mette in risalto le linee di Saarineenspiega l’architetto Anne Marie Lubrano che insieme a Lea Ciavarra – entrambe di origini italiane – ha curato il concept-design del progetto.

Il TWA Hotel è stato uno sforzo collettivo di più studi e istituzioni che hanno riaperto un’icona dell’architettura, poetica, sexy, libera e piena di opzioni: lasciarsi illuminare dal sole che irrompe dalle finestre a parete della “Sunken Lounge”, oggi divenuta un cocktail bar, o passeggiare sulle scale a rampa, per un drink o una cena nel ristorante dello chef francese Jean-Georges Vongerichten.

Per dare il via ai lavori di restyling del TWA ci sono voluti oltre dieci anni -il terminal era stato totalmente chiuso e abbandonato nel 2001- e una sfilza di proposte cassate tra cui anche una di Donald Trump. I lavori odierni sono stati guidati dai preservazionisti di Beyer Blinder Belle, maestri nel restyling di edifici storici, che hanno riportato in vita ogni centimetro cubo del sito: dall’Ambassador Lounge con la sua bella fontana in pietra di Noguchi fino al display a palette Solari di Udine, riprodotto utilizzando la tecnologia autentica, sviluppata da Remigio Solari negli Anni 50. Ma lo stupore si spinge verso l’esterno del terminal dove un dismesso aeroplano Lockheed Constellation è stato ristrutturato e trasformato in un intimo cocktail bar, dove si respira l’avventura del volo dei favolosi sixties, il boom di viaggiatori via etere che nel giro di dieci anni cambiò la portata del JFK. Oggi il TWA è un hotel pensato sia per viaggiatori in scalo ma è anche una destinazione in sè, che attrae chi cerca un’esperienza di dislocamento temporale, un raffinato viaggio nel tempo. Tra curvature sensuali e riccioli di luce e architettura, qui non è necessario essere viaggiatori per prendere il volo.