Progetti
Star Engineers

Spazio, funzione, benessere, luce e ritmo sono tra i principi guida seguiti da Studio VDGA per il complesso produttivo di Star Engineers ad Hanoi, vincitore nel 2019 del Dezeen Award per la categoria business building

L’architettura è un’esperienza che coinvolge lo spazio, la funzione, la luce, la struttura, il volume, il ritmo e infine un senso di benessere e di gioia di chi la usa” afferma Balkrishna Doshi – Premio Prizker 2018 e decano degli architetti indiani – in un libro intervista di Apurva Bose Dutta ai diciassette architetti più influenti dell’India pubblicato nel 2017. E sono questi gli stessi principi guida che ritroviamo nel progetto dello Studio VDGA per un complesso produttivo ad Hanoi, in Vietnam. Il committente, Star Engineers, è una società che produce sistemi elettronici per il settore automotive con sede e centro di ricerca a Pune e stabilimenti nello stato del Maharashtra, fornitore di componentistica per Honda, Suzuki, Harley Davidson e Piaggio. Mentre il partner incaricato della progettazione, Studio VDGA, è stato fondato da Deepak e Varsuha Guggari a Pune nel 2004, si occupa di architettura e interior design, e come loro stessi dichiarano: “si pone l’obiettivo di creare spazi significativi e senza tempo, che inducano armonia, felicità e pace nella vita di chi li abita”.

L’incarico prevedeva la costruzione di una fabbrica, di uffici amministrativi e servizi per complessivi 3.700 mq. Gli uffici e i servizi occupano la prima campata verso strada del complesso e si articolano in blocchi separati da cinque corti. Il volume a uffici è costituito da un involucro in calcestruzzo a C che definisce la copertura e le pareti laterali, e all’interno del quale si sviluppano la facciata principale e lo schermo di pannelli metallici forati, mentre uno specchio d’acqua ne accompagna il perimetro. La copertura in calcestruzzo ombreggia la terrazza al piano primo, che risulta uno spazio aperto molto confortevole, le cui qualità ricordano la terrazza del Museo di Architettura di Chandigarh di Le Corbusier.

Gli ambienti di lavoro sono concepiti come spazi introversi dove gli elementi naturali si alternano agli spazi interni. Infatti, guardando attraverso gli uffici si incontrano il paesaggio verde delle corti, lo specchio d’acqua e i colori del rivestimento, secondo una strategia molto efficace per un edificio in una zona industriale, dove difficilmente la visione diretta del paesaggio circostante risulta appagante. Inoltre, le corti e i pannelli colorati ben si adattano al particolare clima di Hanoi, dove le estati sono calde e afose e gli inverni nuvolosi, poiché il monsone secco proveniente dal continente asiatico si scontra con l’aria più mite e umida del Golfo del Tonchino. Così, d’estate le corti mantengono fresche le aree degli uffici e gli schermi proteggono gli ambienti dall’irraggiamento solare. In inverno, invece, le stesse corti portano la luce naturale all’interno degli spazi lavorativi e gli schermi accendono di colore i cieli grigi.

L’attenzione ai temi ambientali e ai fattori climatici caratterizza anche le scelte di interior design: l’elemento che conclude la lobby d’ingresso è un muro in mattoni con integrato il sistema di raffrescamento, costituito da trentasette corsi di mattoni pieni e forati, posati secondo differenti tessiture e con elementi sporgenti, che conferiscono alla superficie un aspetto tessile. Dietro ai corsi dei blocchi forati superiori corrono le canalizzazioni del sistema di climatizzazione, cosicché i blocchi stessi fungano da diffusori. Sempre in mattoni sono le pareti non strutturali e i muri che delimitano gli spazi filtro fra gli uffici e la fabbrica, la cui trama si contrappone alla semplicità degli altri elementi della costruzione: pavimentazioni, soffittature e murature laterali in calcestruzzo e impianti a vista. L’equilibrio fra gli elementi neutri di fondale e gli elementi d’accento della composizione permette a Studio VDGA di valorizzare le texture dei mattoni e i colori della facciata esterna, che lo studio definisce breathing wall e la cui palette è di provenienza locale.

L’edificio ha una spazialità ricca, perché da tutti i punti si può cogliere la molteplicità degli elementi – arredi, texture, colore, vegetazione – e ovunque sono presenti elementi dello spazio esterno. La luce, inoltre, ha quell’intensità magica tipica di quando penetra negli ambienti, sottolineando adeguatamente i dettagli architettonici, come nel caso della scala in calcestruzzo con parapetto in tiranti d’acciaio che precede la lobby di ingresso ai reparti produttivi.

Un progetto che ha vinto nel 2019 il Dezeen Award per la categoria business building e che, secondo la filosofia di Studio VDGA, si caratterizza per la capacità di accostare sapientemente materiali tradizionali e contemporanei, per perseguire un design di interesse internazionale, ma ben radicato nel contesto locale.

Vaastu e sostenibilità

La sostenibilità, focus del lavoro di Studio VDGA, è da più di vent’anni al centro del dibattito architettonico in India, una delle prime nazioni al mondo per numero di edifici “green” costruiti. Già nel 2004 il Soharabji Green Business Centre di Karan Grover e Associati ad Hyderabad venne premiato dall’USGBC – United States Green Building Council – come l’edificio più sostenibile al mondo, mentre lo stesso Deepak Guggari, prima di fondare lo studio VDGA, ha lavorato per sei anni con Charles Benninger, il cui Suzlon One Earth Global Corporate Headquarters a Pune è un edificio a emissioni zero che ha ottenuto la certificazione LEED Platinum e la certificazione Cinque Stelle TERI-GRIHA.

Le particolari condizioni del subcontinente, che vanno dai deserti del Rajasthan alle regioni tropicali umide del sud-ovest, hanno stimolato gli architetti indiani a individuare soluzioni progettuali specifiche che si differenziano dai protocolli occidentali e a prestare attenzione ai sistemi passivi di ombreggiamento e ventilazione adeguati ai climi subtropicali.

Non bisogna infatti dimenticare che il Vaastu – o Vastu Shastra, ovvero la scienza dell’architettura in sanscrito – è uno degli insegnamenti sull’architettura più antichi e si fonda sulla corretta integrazione dell’architettura nell’ambiente naturale. Su di esso si basa l’architettura indiana tradizionale, e sebbene gli architetti indiani siano generalmente contrari a una sua applicazione letterale e acritica agli edifici contemporanei, i principi del Vaastu sono unanimemente considerati linee guida essenziali.