In Cina, lungo il Canale Imperiale, un antico complesso a corte è stato riconvertito in hotel da Benzhe Architecture Design. Un progetto che si ispira all’elemento acqua, rispettoso della storia e delle preesistenze
In Cina le opere di ingegneria che hanno preceduto l’epoca moderna non si limitano alla Grande Muraglia. Di pari importanza è il Gran Canale – Jing-Hang o Canale imperiale – costruito a partire dal 605 per navigare da Pechino a Hangzhou e collegare i due fiumi più importanti: il Fiume Giallo – Huang He – principale corso d’acqua settentrionale e il Fiume Azzurro – Chag Jiang – nella Cina meridionale. Il Canale, ora nella World Heritage List, è il corso d’acqua navigabile preindustriale più lungo al mondo e passa da Wuxi. Non stupisce dunque che la politica di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico, che in Cina sta acquisendo sempre maggior importanza, abbia come protagonisti a Wuxi la rete dei canali che si diramano dallo Jing-Hang e gli edifici circostanti.

Uno di questi edifici nel quartiere di Nanxiatang Street – un tessuto di edifici tradizionali, canali e ponti – è stato recentemente ristrutturato da Benzhe Architecture Design – studio con base a Shangai – e convertito in una struttura ricettiva. Il complesso è una corte a tre ingressi della Cina meridionale, con un volume a un piano sulla strada principale e uno a due piani più interno, della quale Benzhe ha conservato, quando non amplificato, i caratteri principali: la scala umana tipica degli edifici tradizionali, l’importanza dei cortili e delle soglie e l’attenzione per la privacy.

L’edificio, chiuso su strada e aperto sui cortili, prima dell’intervento era scarsamente illuminato, motivo per il quale i progettisti hanno lavorato incrementando gli spazi aperti e le vetrate. Il corpo di fabbrica su strada ospita la reception e la caffetteria d-u DUCAL Coffee & Colture.

La reception viene utilizzata come spazio per esposizioni artistiche, mentre la caffetteria, un elemento tipicamente occidentale, caratterizza la facciata principale, con i volumi di legno e vetro che si estendono oltre al piano delle murature, conferendo all’edificio articolazione e maggiore espressività.

All’ingresso della caffetteria la grata tradizionale con motivi floreali è stata sostituita con una struttura a listelli di legno, che fa filtrare una luce più calda e intensa, mentre la zona pranzo è leggermente rialzata, con un tatami giapponese.

Da questi primi ambienti si prosegue per la parte più privata dell’hotel attraverso una soglia, intesa come vera e propria transizione fra un mondo e un altro, come tradizionalmente conviene nell’architettura cinese, ma realizzata con un volume scatolare a T in calcestruzzo di aspetto schiettamente contemporaneo. Tutti i passaggi fra ambienti differenti, dei quali il volume in calcestruzzo è il primo, sono calibrati con la massima cura.

L’acqua è il tema portante del progetto: dà i nomi alle sedici camere, i cui caratteri – Su, Fan, Bo, Ze, Han, Hao, Run, Yang, Zhan, Hong, Du, Tian, Yi, Dan, Che e Cheng – hanno tutti un richiamo all’elemento, ed è protagonista degli spazi aperti. Nel primo cortile la pavimentazione è studiata in modo che si abbia l’impressione che le persone camminino sull’acqua, mentre nel secondo lo stagno del loto viene conservato e il passaggio pedonale ampliato, per permettere agli ospiti di sostare e osservare i pesci. Anche nel cortile più intimo, il giardino giapponese, uno specchio d’acqua è centrale nella composizione.

Ciò che sorprende nel Sincere Hotel è la varietà di temi e sensazioni spaziali, espressi con i mezzi propri dell’architettura più che dell’interior design, vale a dire articolazione, gestione della luce e capacità di immaginare i movimenti delle persone nello spazio.
Benzhe non si è limitato a scegliere per le camere un unico carattere: Su e Du sono retrò e nostalgiche; Ru e Yang sono duplex che ricordano i loft – in Yang è stata addirittura ricavata un’area di sosta sospesa simile a una rete – Fan e Hong sono in stile industrial. Pur essendo stata impiegata un’ampia varietà di materiali sia restaurati che introdotti ex novo – intonaco, pietra, mattoni verniciati e calcestruzzo per le murature, oltre a legno, vetro, acciaio – l’impressione generale è di grande armonia e coerenza. Un palinsesto ben riuscito dove i contenuti più recenti si sovrappongono a quelli precedenti senza cancellarli.
D’altro canto la capacità di mettere insieme spazio e matericità rispecchia l’attitudine delle due anime di Benzhe Architecture Design, Janry Jiang e Jesson Zhao, già emersa in altri spazi per l’ospitalità progettati dallo studio, come lo Yu Hotel a Shangai ultimato nel 2018.

Janry Jiang ha un’attenta considerazione per gli aspetti spaziali, tanto da aver forgiato l’espressione Space imaginer – immaginatore di spazi – per illustrare il compito del progettista, mentre Jesson Zhao, formatosi all’Accademia di Teatro di Jiangsu, ha un’esperienza pluriennale nella decorazione e nello studio del colore e della luce.
