Archstudio firma QiShe Courtyard, un progetto finalizzato al riuso di una tradizionale abitazione a corte in un hutong di Pechino
Edificio dell’anno 2021 per ArchDaily, vincitore dei Dezeen Awards nel 2020, premio della giuria e vincitore del voto popolare di Architizer A+ Awards, QiShe Courtyard di Archstudio è capace di entusiasmare esperti e grande pubblico, esprimendosi su molteplici livelli, dal più semplice al più sofisticato.

Il progetto è finalizzato al riuso di un Siheyuan – la tradizionale abitazione a corte cinese – che si trova in un hutong di Pechino. Gli hutong sono stati per secoli gli insediamenti di chi si trasferiva in città dalle campagne, capaci di combinare gli stili di vita e i modelli organizzativi rurali con la densità urbana, dove l’abitazione era generalmente costituita da un nucleo di tre-quattro edifici disposti attorno un cortile circondato da muri, che garantivano alla famiglia allargata l’intimità. Mi capitò di essere a Pechino nel 2007, un anno prima dei giochi olimpici, e di camminare attraverso hutong e hutong demoliti, aree in attesa di trasformazione. Fui colpito dall’equilibrato rapporto di scala fra gli edifici e gli spazi pubblici, dalla grazia delle architetture e fui impressionato dalle demolizioni. Sono passati quattordici anni e gli hutong che restano sono oggetto di tutela, tanto che la loro valorizzazione coinvolge importanti studi cinesi e internazionali: è del 2014, ad esempio, un masterplan di MVRDV per lo Xianyukou Hutong.

Ma torniamo al nostro progetto: QiShe in cinese significa “Casa Sette” – Qi sette, She casa -, infatti lo Siheyuan consisteva di sette edifici e il suo numero civico era ed è il sette. Per Archstudio QiShe Courtyard è un progetto di ricostruzione, non di restauro. È una differenza di prospettiva con la cultura architettonica italiana, in quanto per lo studio cinese non sono centrali le categorie di bene conservato e intervento contemporaneo, ma viceversa quella di continuità dell’edificio nel tempo, a partire dalla scelta dei materiali. Dello Siheyuan i progettisti hanno conservato le parti in buono stato, demolito le parti degradate e costruito nuovi volumi, con l’intenzione di ricreare le spazialità tipiche della casa a corte integrando elementi del passato con altri schiettamente contemporanei.

Ciò è evidente a partire dall’ingresso su strada, dove la saracinesca dell’ingresso carrabile e un portone tradizionale convivono inquadrati nella medesima facciata. Sono anche state conservate le travi in legno e alcune aperture delle porte ad arco di epoca Repubblicana – non la maggior parte delle coperture, delle murature, delle porte e delle finestre, gravemente danneggiate – e sono state aggiunte nuove dotazioni: impianti, posti auto, bagni e cucina.

I sette corpi di fabbrica esistenti sono organizzati intorno a tre cortili, progressivamente più intimi e riservati. Il primo è in parte adibito a parcheggio per le auto, il secondo è riservato alle attività comuni – soggiorno, sala da tè, sala da pranzo e cucina – mentre sul terzo affacciano le camere, uno studio e una sala da tè. Archstudio ha introdotto le verande, anch’esse elemento dell’architettura tradizionale, come elementi che ridisegnano l’hutong, offrendo viste interne spettacolari e un attraversamento giocoso dello spazio. Nel primo cortile i progettisti hanno mantenuto il tetto a falde, rimosso la parete anteriore e posteriore e spostato su un lato la porta d’ingresso. Sono stati conservati alcuni elementi storici, come il portale e le incisioni dell’apertura ad arco della porta, ma anche un albero ormai rinsecchito. Viceversa il muro di separazione con il cortile centrale è stato smantellato per far posto a una veranda.

Il secondo cortile è caratterizzato da una veranda a U in vetro, che ripropone lo schema simmetrico tradizionale amplificandone la forza grazie alle superfici curve dei vetri e alla copertura, la cui curvatura si innalza al di sopra delle linee di gronda. Qui la vetrata della cucina può essere completamente aperta sul cortile, che diventa un’estensione dello spazio interno. Al centro della parete della sala da pranzo una porta ad arco restaurata è l’ingresso all’ultimo cortile, dove l’andamento curvo delle pareti vetrate della veranda asseconda la posizione degli alberi.

La scelta dei materiali favorisce l’integrazione di vecchio e nuovo: le travi in legno di pino della copertura sono state mantenute e i componenti danneggiati sono stati rimpiazzati con lo stesso materiale, mentre per le verande, le porte, le finestre e alcuni arredi è stato utilizzato bambù laminato, un materiale che ha proprietà meccaniche maggiori di quelle del legno. Interessante per il rivestimento delle coperture curve l’utilizzo di una malta polimerica grigia, che ha toni simili alle tegole delle coperture spioventi.

Han Wenqiang, fondatore di Archstudio, ha spiegato in un’intervista a Vladimir Belogolovsky come approccia il riutilizzo degli hutong: “Ripensarli – dice – è necessario in quanto vennero costruiti in un contesto dove ogni aspetto della vita di una famiglia comune era sotto il controllo politico e la struttura familiare stessa era differente”. E nel farlo Archstudio predilige portare la natura nell’architettura e integrare l’interno con l’esterno. Per Han Wenqiang, infatti, l’architettura è un medium per creare il giusto equilibrio tra natura ed edifici, instaurare un dialogo fra persone e strutture e creare esperienze nuove, che non siano solo diverse da quelle precedenti, ma anche da progetto a progetto.