Il design di JW Marriott Qufu si ispira ai celebri Dialoghi di Confucio per far emergere un’estetica ispirata alle arti, alla musica, alla calligrafia. Un progetto di LTW Designworks
“Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere e i fiori per avere una ragione per cui vivere”. È una delle frasi più celebri di Confucio e riassume bene la filosofia che si cela dietro al progetto del JW Marriott di Qufu, in Cina: un hotel di alto livello nel luogo natale del rinomato filosofo e pensatore cinese, progettato con l’obiettivo di unire comfort e bellezza, funzionalità e poesia.

Siamo a due passi dal Tempio di Confucio, attrazione turistica tra i Patrimoni dell’umanità dell’Unesco sin dagli anni 90.

È qui che LTW Designworks – pluripremiato studio con base a Singapore, specializzato nell’hospitality di lusso – ha messo a punto un albergo concepito come un resort, dove la celebrazione dell’antichità è ripensata secondo un’eleganza moderna prendendo spunto dai “Dialoghi” di Confucio e dei suoi discepoli, fonte d’ispirazione evidente in una struttura che esternamente emula le architetture della città antica e all’interno mira a far emergere i valori confuciani attraverso un’estetica ispirata alle arti, alla musica, alla calligrafia.

A colpire l’attenzione sono innanzitutto l’ingresso e la lobby, dove un muro con rilievi, tributo alla storia confuciana, si affianca a piastrelle in ardesia, elementi in pietra grigia e reticoli in bronzo con ornamenti in ceramica bianca, nonché a una statua di Confucio e a un’installazione artistica consistente in un albero di ginkgo alto sette metri, creato con scritture metalliche intrecciate.

Le foglie di gingko tornano sotto forma di incisione sulla superficie con accenti dorati dietro al banco della reception.

L’idea è di trasmettere al visitatore la sensazione di viaggiare tra passato e presente e al tempo stesso di trovarsi in uno spazio open air: di qui la scelta di optare per un tetto in vetro abbinato a un soffitto in legno scuro – soluzione che favorisce il passaggio della luce naturale – e di realizzare, nella parete in pietra tra l’atrio e la lounge, una “moon gate”, ossia un’apertura circolare, rimando a un dettaglio tipico dei giardini cinesi intriso, nella sua accezione tradizionale, di significati spirituali.

Non mancano reticoli ceramici bianchi con la funzione di divisori e rappresentazioni artistiche di libri e strumenti musicali, mentre per raggiungere i ristoranti si attraversa un corridoio illuminato da piccole lanterne.

Ecco, dunque, la sala da pranzo con vista sul cortile, abbellita con piastrelle in legno scuro e sedute in pelle marrone, l’opulento ristorante cinese a due piani e l’area per la degustazione di tè pregiati.

Al tutto si aggiungono locali per conferenze e meeting caratterizzati da pannelli decorativi a grata dal gusto squisitamente orientale. E ancora, una piscina coperta, una palestra e una sala da ballo accessoriata con maxischermo e trasformabile in cinema-teatro.

Le stanze e le suite per gli ospiti, ampie, raffinate, con ogni comodità e dotate di giardino privato o balcone, riflettono questo stile contemporaneo, ma ancorato a un tempo che non c’è più, di cui la città di Qufu continua a nutrirsi. Nel nome del grande maestro Confucio.
