Progetti
Creme Boutique

All Design Studio progetta un negozio dalla doppia pelle, all’insegna della sperimentazione. Lo spazio suggerisce una riflessione sulla libera creatività e sulla possibilità di “divertirsi” facendo interior di qualità

Situata al piano terra di un grande department store di Hangzhou, in Cina, Crème Boutique punta tutto sull’effetto sorpresa ottenuto dall’unione di due spazi dall’anima opposta.

Il progetto è stato realizzato da ALL Design Studio, non nuovo a questo tipo di interventi. I fondatori hanno entrambi alle spalle importanti esperienze nel mondo della moda: Liang Liang ha disegnato lo store di Maison Martin Margiela a Pechino, mentre il suo socio Hugo Meyer ha lavorato per la campagna presidenziale di Abu Dhabi.

Il nome “crema” deriva dalla tonalità naturale del cachemire, la proposta di punta del negozio, ma è anche un rimando all’eccellenza del materiale. Non a caso, sono le nuance del beige, rivitalizzate da qualche goccia di rosa, a definire lo spazio di ingresso della boutique.

Come una torta a due strati, questa prima parte dello showroom non ammette altri colori: perfino il bancone per la cassa è in marmo rosa, così come la caffetteria con piccola lounge. Stesse tonalità per la scala che conduce al mezzanino, dove è stato attrezzato un piccolo ufficio.

Di tutt’altro respiro la seconda parte di Crème Boutique, che si sviluppa dietro quella visibile da strada. Qui il linguaggio progettuale cambia drasticamente, abbandonando i toni pastello in favore di un blu e un viola carichi e decisi.

L’immagine più dark è sottolineata anche dalla penombra che avvolge una seconda zona lounge, i camerini e una sala per l’esposizione degli accessori moda. La semi-oscurità è anche sfruttata per proporre lo spazio come riservato, magari per acquisti VIP o per le visite dei personal shopper con i propri clienti.

Sempre più spesso non sono i capi in vendita o la collezione moda, ma i monomarca a far parlare di sé, in virtù dei loro spazi sopra le righe e della loro immagine fuori dal coro.

Bisogna probabilmente prendere atto che il mondo del retail concede ancora possibilità di sperimentazione maggiori rispetto ad ambiti ormai più “codificati”. Come direbbero gli anglofoni: sky’s the limit. Non ci resta che stare a guardare.