A Eindhoven l’ex centrale elettrica di Philips rivive nell’Innovation Powerhouse, vero e proprio ecosistema lavorativo progettato da Atelier Van Berlo per ospitare il proprio headquarter. Legno, vetro, spazi ampi e luminosi definiscono una struttura dall’anima industriale
Un foglio bianco e una grande curiosità descrivono l’approccio dello studio di architettura Atelier van Berlo, capace in ogni progetto di andare oltre la mera funzione. Ed è con piglio innovativo che questo team di architetti – formato da Janne van Berlo, Tiemen Anema, Peter Canisius e Robine van Gaalen – ha immaginato la nuova Innovation Powerhouse, un edificio – ma loro lo definiscono un “ecosistema aperto” – che ospita al suo interno il loro headquarter. «In un mondo digitale in crescita desideravamo uno spazio fisico in cui coworker, clienti e partner potessero incontrarsi, collaborare e creare qualcosa insieme», spiegano. Il risultato è una traduzione della visione di Van Berlo e del suo flusso di lavoro aperto, che mira a una proficua cooperazione tra aziende e individui.

A Eindhoven, così, il complesso architettonico costruito nel 1953 per accogliere l’ex centrale elettrica di Philips è stato oggetto di un magistrale restauro conservativo, aggiungendovi però un giardino verticale in acciaio e un’estensione in vetro sul retro.

Una volta entrati si viene subito accolti dall’ampia zona caffè; da qui si accede al cuore della struttura, un atrio spazioso dove incontrarsi e mettere in moto la macchina della creatività. A ispirare vuole essere anzitutto una parete espositiva lunga quaranta metri che mostra storie di successo, mentre a creare un senso di intimità tra le informali e confortevoli aree di lavoro sono dei divisori in legno.

Grandi scale fungono da teatro di presentazione dei numerosi eventi ospitati nell’edificio: «crediamo che le più brillanti innovazioni siano generate dai crossover disciplinari», sostiene infatti Thomas Paulen, CEO di van Berlo.

Le diverse sale sono progettate per assolvere le funzioni più disparate – presentazioni, workshop, test di usabilità, hackathon – e ognuna naturalmente possiede una propria atmosfera, porte attraverso cui entrare e uscire liberamente e pareti interne realizzate quasi del tutto in vetro. Gli studi di progettazione invece sono più riservati e dispongono di un design pulito e leggero il cui intento è favorire la nascita di nuove idee.

Il carattere industriale che caratterizzava la prima architettura permane: è nei materiali – puri, grezzi e tuttavia di alta qualità – negli elementi utilizzati, le cui grandi dimensioni ben si addicono all’imponenza della struttura, ed è infine nella semplicità delle forme, nei colori tenui e nella scelta di un’illuminazione calda e raffinata. Nel complesso lo spazio esprime quel senso di impermanenza che caratterizza ogni fermento creativo, risultando non un semplice ufficio, ma un luogo capace di ridefinire i confini dell’attuale universo lavorativo.