Crossover
Design Fever

La terza puntata di “Comunicare il design” è dedicata a Beatrice Vegetti e Ivan Granolla, soci titolari di DesignFever, agenzia che segue Antrax IT, Bross, Inspired in Barcelona, Lapitec, Marco Spatti Design, Nesite, Studio Apostoli e Zanette

Beatrice Vegetti e Ivan Granolla hanno aperto la loro agenzia di comunicazione, DesignFever, pochi mesi prima del lockdown nazionale della scorsa primavera. Un periodo utilizzato come occasione di riflessione, ripensamento, studio. Dal quale sono nate impegnative iniziative online, e una visione sempre più concentrata sull’attenzione all’azienda.

Beatrice e Ivan, ci raccontate gli inizi di DesignFever?

Ufficialmente siamo nati nel settembre del 2019, ma il nome e il logo esistevano già da tempo nelle nostre menti e nei nostri obiettivi. Diciamo che poi in quei giorni che intercorsero fra luglio, quando prendemmo l’ufficio, e settembre, quella visione e quel sogno si sono concretizzati. Veniamo da esperienze nell’editoria e nella comunicazione, e la nostra ambizione era quella di riunire le diverse conoscenze acquisite per maturare un punto di vista netto che potesse aiutare le aziende a intraprendere un percorso coerente e trasversale. Siamo convinti che il concetto di comunicazione subordinato alla stesura e l’invio di news sia superato sia dal tempo che dai fatti, e forse mai realmente esistito; l’attività si svolge anche attraverso i magazine aziendali, le newsletter interne, gli eventi, il blogging online e tante altre azioni utili allo sviluppo di reti. Naturalmente non abbiamo compiuto nessuna rivoluzione, esistono tante realtà come la nostra, ma su un punto ci piace mettere l’accento: le strategie che stiamo attuando e che discutiamo con le aziende, ci rispecchiano totalmente.

Subito dopo l’apertura, il Covid…

Dopo un primo, ovvio, momento di spavento e smarrimento, nelle prime settimane della scorsa primavera, abbiamo iniziato a lavorare tantissimo. Facciamo un passo indietro: eravamo partiti da pochi mesi, avevamo acquisito due nuovi clienti proprio all’inizio del 2020, eravamo freneticamente convinti di poter e anzi dover partecipare a tutti gli eventi possibili, fissare appuntamenti per farci riconoscere, creare nuove reti, e invece ecco il lockdown. Bene, possiamo essere sinceri? Quello stop forzato a noi è servito, e anche tanto. Passare da tre/quattro appuntamenti al giorno al fermo totale è stata infatti una formidabile occasione per riflettere, aggiornarsi, sperimentare, organizzare, il blocco ci ha obbligato a sfrondare, a concentrarci sugli obiettivi e seguire con più attenzione i nostri clienti in un momento così delicato. È così nata, durante il lockdown, Well-Being Revolution, un’iniziativa che abbiamo coordinato con l’intenzione di costruire una piccola rete di imprenditori e professionisti italiani del design che hanno trovato così un punto di contatto e di confronto. È stato un impegno importante, che ci ha dato grandi soddisfazioni. Il Covid, poi, ha accorciato le distanze con tanti editori e riviste estere: il concetto di networking ha reso tutto più fluido, semplice, immediato e ha valorizzato connessioni dirette con gli altri mercati. Un’eredità positiva che siamo sicuri possa proseguire.  Certo, a distanza di un anno con pochi scambi fisici, zero eventi e scambi interamente digitali, la situazione inizia a pesare ed è sempre più complicato conoscere realmente quello che succede, questo è indubbio.

Comunicazione e aziende, un binomio che dovrebbe funzionare in automatico

Oggi le aziende comunicano in prima persona, gli imprenditori si mettono in prima linea: i social hanno sicuramente avuto un ruolo prioritario in questo cambiamento e hanno abituato gli utenti ad essere, per primi, portatori di messaggi, a monitorarne i riscontri in tempo reale, a commentarne i risultati. Gli imprenditori in questa dimensione si riconoscono e oggi si espongono, partecipano, arrivano a gestire campagne con più autonomia. Di questo ne siamo contenti: quando dall’altra parte hai un interlocutore più attento e informato, è proprio lì che partono il dialogo e il confronto. Ma a maggior ragione, visti anche i rischi e gli errori che possono verificarsi nella gestione della propria immagine, questa autonomia deve essere a volte mitigata, altre volte direzionata o alimentata, per poter dare vita a una comunicazione coerente ed efficace, e qui interveniamo noi. La comunicazione è diventata globale, di brand, si è allargata ed è diventata incredibilmente stimolante, e questo ripristina e rafforza quell’amore per l’editoria, la grafica, l’architettura e il design che abbiamo sempre avuto e sviluppato nei nostri percorsi professionali.

Aziende e mondo digital. Come la vedete?

 Tema ampio. Tutto dipende dai canali di distribuzione e dalle relative politiche commerciali, ma nessuna delle nostre aziende crede realmente in uno showroom digitale, così come nessuna crede ad operazioni full digital, vetrine, fiere online. Insomma, è difficile identificarsi completamente nei nuovi strumenti. Gli imprenditori stanno dimostrando una capacità di evoluzione senza eguali, si stanno riorganizzando in tempi record, stanno chiarendo le idee e in questo panorama emergono nuovi obiettivi, che comprendono ad esempio appuntamenti fisici sicuramente più ridotti, ma più diffusi sul territorio, o sui territori, se pensiamo a una strategia internazionale. E poi l’apertura di showroom a Milano – una vera e propria corsa all’oro comune – la partnership con altre aziende anche all’estero, la ricerca di nuovi export manager, la riorganizzazione delle reti distributive in alcuni paesi.

La comunicazione, oggi, è realmente dalla parte delle aziende?

È un peccato che gli imprenditori, in questo periodo di transizione, si siano spesso sentiti abbandonati dalle istituzioni, dalle Fiere, dalla stampa, e questo ha dato origine principalmente a due risvolti. Il primo è positivo: si sono ulteriormente rimboccati le maniche e hanno capito di dover spingere più che mai, concentrandosi sul valore del prodotto, sulla comunicazione del brand, sull’inserimento nella propria filiera di strumenti sempre più orientati alla sostenibilità (l’aria pulita che ci ha regalato l’assenza di traffico è piaciuta a tutti e il rispetto delle risorse è più sentito). Emergono i valori, emerge la qualità. Il secondo risvolto andrebbe invece affrontato e analizzato con calma e a livello di filiera, di sistema. Come accennato, alcuni imprenditori si sono sentiti lasciati da parte anche dalle Fiere e dalla stampa. Per le Fiere, un anno di emergenza ha dato il via a un processo di ripensamento critico che, per la verità, ardeva sotto le ceneri già da qualche tempo. Per la stampa invece è una questione che ha molte più sfaccettature, che investe ogni attore presente oggi sul mercato e, in generale, tutta la filiera della comunicazione, alla quale le aziende chiedono sempre più un atteggiamento, un percorso, una partnership diversa, stringente, proattiva. Può sembrare paradossale, ma è come se in alcuni casi a certi editori mancasse la comunicazione, una strategia che umanizzi le riviste, dia loro un volto, le renda amiche, complici, consulenti, partner, oltre le (sia pur giuste) esigenze di ADV. Le aziende desidererebbero dal canto proprio più presenza, attenzione, coinvolgimento, ma è chiaro che questa sia la sintesi molto generalizzata di una situazione più ampia. Questa pandemia ha al contempo contribuito a mettere in luce lo splendido lavoro che diversi editori stanno invece portando avanti, e questo è innegabile e sotto gli occhi di tutti. Ci sembra comunque che, dall’estero, sia più semplice che tutto ciò avvenga, ci sembra che la stampa oltre confine sia in generale più ricettiva e propositiva di un’informazione selezionata, spontanea e di qualità.

Fra carta e digital. Interazioni e difficoltà

Nel mondo dei media online non si sfugge ad alcune dinamiche che le persone hanno imparato a conoscere già attraverso l’offline: è importante avere un’identità precisa e una linea editoriale chiara. Concentriamoci dunque su quei siti, portali, magazine che offrono contenuti selezionati, rielaborati, originali, supportati da dati verificabili e reali – e non sono moltissimi, questi siti, anche se sono in crescita. Il discorso è comunque complesso, e non consente di fermarsi alla superficie: in molti casi nel digitale è infatti difficile guadagnarsi una buona posizione, c’è tanta lotta, tantissime news, infiniti attori, e questo genera logiche che ci rendono più complicato comunicare l’importanza e l’effettivo valore di un mezzo alle aziende. A volte sono spaesate, altre volte dubbiose, altre ancora diffidenti. La carta, in questo senso, offre ancora quel qualcosa in più, attestandosi più facilmente come strumento di conoscenza, approfondimento, di contenuto e di qualità, in alcuni casi anche con una diffusione più certa. È tuttora più facile identificarsi con un mezzo cartaceo e con la sua identità, sentirlo proprio. Attenzione, questo non significa che il web non sia preso in considerazione, anzi, la richiesta da parte delle aziende verso il digitale è in costante crescita, ma anche qui è da evidenziare una complessità: resta fortissimo il fascino delle DEM, perché offrono una certezza statistica e un riscontro monitorabile just in time, che negli altri casi è complicato quantificare. Un capitoletto a parte meriterebbero le newsletter promosse dagli editori, specchio del loro atteggiamento e della loro filosofia in modo più allargato. Le newsletter (che ovviamente apriamo e leggiamo tutte) per loro natura devono essere immediatamente comprensibili, palesi, e anche se il lettore magari non leggerà fino alla fine l’articolo, deve subito essere catturato da titolo, dal sommario, anche dalla grafica. Alcune lo sono, altre invece si posizionano troppo in alto, si presentano come trasposizioni del cartaceo e presuppongono un’attenzione troppo elevata, perdendo forse in efficacia.

Come vedete il futuro?

Siamo più che contenti e soddisfatti di quello che abbiamo fatto fino ad oggi! E di quello che faremo, ovviamente, sempre nell’ottica di una comunicazione globale e integrata. Abbiamo anche una nuova collaboratrice che per nostra precisa scelta non arriva dal sistema della comunicazione, proprio perché ci interessa poter continuare ad avere un occhio aperto alle nuove dinamiche e coltivare le nostre conoscenze in altri ambiti e settori. Poi chissà, magari arriverà anche il trasferimento in un nuovo ufficio.

 www.design-fever.com