Ricostruire lo scheletro strutturale di un vecchio deposito a Tokyo. Questa la sfida affrontata da Schemata Architects e Ondesign Partners per la progettazione di T-House, concept store voluto dal brand americano New Balance in un’ottica di espansione sul mercato asiatico
Ricostruire lo scheletro strutturale di un vecchio “kura” – edificio tradizionale giapponese che può essere adibito ad abitazione, magazzino o altro – in un nuovo stabile in quel di Chūō City, quartiere di Tokyo. Questa la sfida affrontata da Schemata Architects e Ondesign Partners per la progettazione di T-House, concept store voluto dal marchio americano New Balance in un’ottica di espansione sul mercato asiatico.

Punto di partenza, un deposito su due livelli a Kawagoe, città della prefettura di Saitama nota come “la piccola Edo”. Deposito con alle spalle una storia di oltre un secolo, che una volta smantellato è stato riassemblato ad hoc all’interno di un fabbricato di recente costruzione completamente bianco, dal volume compatto, con un’unica piccola porta a far da connessione tra fuori e dentro.

Oltre questo varco il visitatore può intravedere subito il materiale principe di T-House, un legno massello segnato dal tempo, qui riciclato per la composizione di una struttura di colonne e travi combinata con una pavimentazione in resina liscia color grigio e con pareti rifinite con intonaco bianco grezzo.

È proprio questa miscela di rustico e industriale a rendere suggestivo il nuovo spazio New Balance, che al secondo piano ospita l’ufficio del team di designer locali del brand e al piano terra – dove non mancano delle vetrate che portano luce – un vero e proprio negozio dove elementi in MDF incastonati tra i pilastri fungono da dispositivi di supporto per faretti, appendiabiti e ripiani per calzature, tè, ceramiche.
Evitare l’effetto “oggetto antico esposto in un museo” era una delle preoccupazioni maggiori di Schemata ed è per questo che si è deciso di utilizzare l’intelaiatura strutturale ricollocata nei 120 metri quadrati che oggi accolgono T-House in maniera creativa.

Da questo punto di vista una fonte d’ispirazione è stata l’osservazione di un mobiletto fabbricato da uno dei carpentieri al lavoro nel cantiere: “Un portautensili da pulizia improvvisato sfruttando i fori esistenti nelle travi in legno a disposizione e ricorrendo a giunzioni a incastro tipiche della falegnameria nipponica ‘nuki’, simili a quelle a tenone e mortasa”.

L’idea di arricchire l’ambiente con gli elementi in MDF è affiorata così, hanno spiegato i designer di Schemata, studio che del resto non è nuovo a questo genere di soluzioni: già nel 2010 il suo fondatore Jo Nagasaka aveva scelto di creare gli interni del primo monomarca Aesop a Tokyo con il legno ricavato dalla demolizione di una casa abbandonata. Se portate avanti con inventiva, mescolando materiali di scarto e nuovi, questo tipo di ristrutturazioni sono ideali per ottenere ambienti che fondono tradizione e modernità, artigianalità e gusto contemporaneo.
