Protagonisti
Yabu Pushelberg

Tiffany, Edition Hotels, Barneys, Louis Vuitton: Yabu Pushelberg è lo studio adorato dai brand che fanno sognare il mondo, per la loro capacità di creare spazi con un’aura di lusso intimo e confortevole, da vivere e ammirare. Li abbiamo intervistati nel loro studio di Tribeca a Manhattan

George Yabu e Glenn Pushelberg sono le star silenziose che sanno ascoltare. Ascoltano il luogo al quale il progetto è destinato così come il loro personale bagaglio di ricordi, sviluppando concept unici e allo stesso tempo appropriati per la committenza. Ogni progetto si schiude e cresce organicamente grazie all’interazione e alla fusione delle varie parti di una macchina perfetta che si chiama, in sintesi, Yabu Pushelberg.

“Nel retail gli obiettivi sono drasticamente cambiati nel corso degli anni. Oggi per creare uno spazio fedele al brand e ai suoi clienti è necessario capire profondamente la sua mission”

Lo studio, con uffici a Toronto e New York, alla soglia dei 40 anni di attività – è stato fondato nel 1980 – è corteggiato dai brand più famosi del mondo. Come loro, pochi sanno ricreare quell’aura di lusso intimo e confortevole che non scivola mai troppo nel confidenziale, come loro stessi raccontano, ma vive in una dimensione sospesa, per essere insieme vissuta e ammirata.

“Il design deve trovarsi a proprio agio nel luogo che lo ospita. Per creare un design memorabile devi assicurarti di sapere con chi stai parlando, qual è il target geografico e culturale di riferimento”

Oggi il duo – insieme nella vita e nel lavoro – ha all’attivo commissioni per marchi come Tiffany, Bergdorf Goodman, Barneys New York, Edition Hotels, Louis Vuitton e Goop, il brand lanciato da Gwyneth Paltrow. Non male per chi ha iniziato tutto ripensando gli interni di una lavanderia a Toronto… Li abbiamo intervistati nello studio di Tribeca a Manhattan, dove i designer hanno spostato la sede newyorkese circa un anno fa, creando uno spazio tutta luce e con una palette di colori neutri e opalescenti, in perfetto equilibrio fra razionalità e intuizione, operatività e meditazione.

Come nasce l’idea, dalla ricerca o da un’intuizione?

Glenn: Le idee possono nascere da qualsiasi cosa. Da un momento, da un capo di abbigliamento, da una pietanza. Possono arrivare dalla ricerca o da un’intuizione, come hai detto tu. Ma soprattutto sono il frutto dei ricordi. Ognuno ha una propria banca di memorie e di esperienze che modellano le idee e le percezioni. I ricordi, insieme alla ricerca e all’intuizione, possono creare idee astratte che risultano contestualmente appropriate. Se invece dovessi usare solo uno dei tre elementi – ricerca, intuizione o memoria – l’idea risulterebbe probabilmente datata o banale.

Quali sono oggi le caratteristiche e le specificità di un progetto retail?

Glenn: Oggi bisogna andare oltre i confini tradizionali della progettazione per il retail. In questo campo gli obiettivi sono drasticamente cambiati nel corso degli anni, e per creare uno spazio fedele al brand e ai suoi clienti è necessario capire profondamente la sua mission. Il mondo dell’interior design per il retail non si discosta molto da quello della progettazione per gli hotel. I clienti vogliono un sogno, una fantasia, e uno spazio nel quale partecipare al lifestyle al quale il brand si ispira.

Ci sono dei progetti retail che considerate emblematici?

George: Non abbiamo progettato per nessuno di questi marchi, ma due spazi retail che per me sono emblematici sono Gentle Monster e Dover Street Market a New York. Quando sei in competizione con marchi online accessibili da tutto il mondo, devi pensare a come vuoi rappresentare la personalità di un negozio fisico. E Gentle Monster e Dover Street hanno perfettamente capito come creare e usare il mix “high-low”, ovvero uno streetwear di qualità che parla a un vasto tipo di clientela, dai banchieri a chi lavora nella moda o semplicemente a chi insegue cose ricercate. Entrambi i negozi mescolano i confini e creano esperienze di vendita al dettaglio inaspettate e piacevoli, che inducono le persone a visitare i loro negozi piuttosto che a fare acquisti online.

Ritenete che il vostro lavoro consista nell’allestire emozioni?

George: Penso che il nostro lavoro comunichi il piacere di un comfort intimo che però non diventa mai troppo familiare. Non vogliamo ricreare la sensazione di una casa lontano dalla propria casa. Che senso avrebbe? Progettiamo invece un rifugio alternativo alla casa ma con tutte le comodità di una casa. Vogliamo creare novità, qualcosa di fresco, uno spazio intimo e uno stile che informi di sè tutto l’edificio: dal modo in cui la luce colpisce una stanza al divano in cui si riposa fino al bicchiere da cocktail. Queste sono le emozioni che vogliamo che le persone provino quando vivono in uno dei nostri ambienti.

Quanto sono importanti le radici naturali e culturali del luogo?

Glenn: Molto, il design deve trovarsi a proprio agio nel luogo che lo ospita. Per creare un design memorabile devi assicurarti di sapere con chi stai parlando, qual è il target geografico e culturale di riferimento. Ad esempio, se per un progetto in Florida utilizzi le stesse combinazioni di colori adottate per una proprietà gemella nel Nord degli Stati Uniti è probabile che il progetto non funzioni, perché la percezione di ciò che è design di qualità spesso varia a seconda del gruppo demografico. Per alcuni luoghi è importante che il design abbia una connessione profonda con la storia locale, mentre per altri è vero il contrario. Si, è indispensabile avere percezione del luogo.

Qual è il fil rouge dei vostri progetti?

George: Creare un senso di familiarità attraverso il comfort.

Nei vostri progetti ci sono riferimenti ad architetti o a maestri che amate?

George: Il nostro mentore è stato Arthur Erickson, un modernista canadese che ha progettato il Museum of Glass di Washington, una figura molto influente nella cultura del suo tempo. Ci ispiriamo anche a Ludwig Mies van der Rohe che progettò il Toronto Dominion Centre, iniziato nel 1960 e terminato nel 1967. Ancora oggi l’edificio non è cambiato: un monumento al suo stesso lavoro.

Avete anche firmato molti arredi per i migliori brand internazionali del design… come interagiscono il progetto di architettura e il design dei prodotti? Ci sono influenze reciproche o per voi sono due attività separate?

Glenn: La pratica del nostro studio si è ampliata nel corso degli anni fino a includere figure professionali che prima non c’erano, come designer industriali, architetti, esperti di illuminazione e anche di branding. L’integrazione di tutte queste discipline rende oggi un progetto molto più forte. Tutte le attività possono vivere e fiorire insieme, spostando e arricchendo un’idea da una disciplina all’altra. Questo ci consente anche di fermarci a comprendere tutte le istanze, i punti in comune e le differenze tra i punti di vista delle diverse figure, per assicurarci di fare sempre il nostro meglio.