A Milano, Carlo Ratti progetta MEET, hub creativo e content factory dedicata al mondo digitale. Uno spazio connesso, fluido e immersivo
Il nuovo MEET Digital Arts Center, progettato da Carlo Ratti Associati, occupa un palazzo storico di inizi Novecento e si propone come presidio fisico del digitale, per superare l’isolamento e connettere Milano e l’Italia con il mondo. Un corpo ibrido, capace di vivere in forma fisica e allo stesso modo in forma virtuale, capace di favorire, secondo Carlo Ratti, incontri inaspettati tra le persone, precisamente quelle che mancano nel regno digitale. Il design di MEET si sforza così di raggiungere questo obiettivo attraverso l’ibridazione di funzioni, ovvero la possibilità per qualsiasi ambiente di ospitare contemporaneamente attività diverse.

“Oggi continuiamo a vivere e lavorare in un regime di isolamento indotto dalla pandemia, in cui quasi ogni compito o azione si svolge online. In questo momento diventa allora essenziale usare l’architettura per produrre occasioni di serendipità, ovvero per stimolare connessioni inaspettate tra gli individui – quelle connessioni che di rado accadono sul web,” ha dichiarato Carlo Ratti, fondatore di CRA e professore di Tecnologie Urbane al Massachusetts Institute of Technology (MIT), sottolineando che una delle modalità per il raggiungimento di questo obiettivo è il superamento delle “distinzioni tra le varie funzioni spaziali. Quando ogni spazio può servire a più scopi, questo invita all’incontro tra persone diverse, agevolando la generazione e la circolazione di nuove idee“.

Un concept che trova il suo fulcro nella Living Staircase, una Scala Abitata alta 15 metri, arricchita da un sistema di proiezioni multimediali e capace di diventare di volta in volta teatro, luogo di incontro o spazio di lavoro. Connotata dall’energia dell’arancione – colore che ricorre anche negli altri ambienti di MEET, talvolta stemperato dalla neutralità dei grigi – la Living Staircase collega il piano strada con il terzo e ultimo piano interpretando le idee di interconnessione e partecipazione fra le funzioni e le attività del centro.

Al piano terra si trova invece il Theater da 200 posti con tre superfici di proiezione, completamente rinnovato e attrezzato con tecnologie di ultima generazione per ospitare convegni, incontri pubblici e proiezioni cinematografiche, mentre al primo piano si trova l’Immersive Room, un ambiente di 250 metri quadrati dotato di 15 proiettori, progettato e allestito per esplorare le potenzialità della tecnologia creativa attraverso il corpo e i sensi.

Una sala che offre immagini estremamente luminose in 4K per una proiezione continua su tre pareti e che, per la sua estrema versatilità, può adattarsi a fruizioni diverse passando da allestimenti e installazioni site-specific a talk, presentazioni, concerti, fino ad attività didattiche e formative.

Completano il primo piano di MEET la Gallery, composta da numerose sale espositive con pareti mobili riconfigurabili, e il Creative Studio dedicato all’editing audio e video. Al secondo e ultimo piano si trovano Team Area e Lab Area, rispettivamente zone di lavoro e formazione. E come nel resto dell’edificio, anche nei working space di MEET la luce si declina con presenze espressive e scenografiche a raccontare e sottolineare l’architettura, gli eventi, la comunicazione.

Uno spazio ibrido e connesso che sembra dare forma e concretezza al concetto di “ubiquitous computing” coniato nel 1988 dall’informatico americano Mark Weiser, secondo il quale la tecnologia può divenire tanto pervasiva e ubiqua da recedere sullo sfondo della nostra vita.