Alvisi Kirimoto trasforma il 32mo piano di un grattacielo a Chicago, oggi headquarter del committente. Pareti di legno, che si smaterializzano in lamelle verticali per calibrare il grado di privacy e luminosità, sono le principali direttrici del progetto
Sospesi tra le nuvole, ma ben radicati nel contesto, i nuovi uffici direzionali disegnati dallo studio romano Alvisi Kirimoto occupano interamente il 32mo piano di un grattacielo nel vivace quartiere di West Loop, a Chicago. Il progetto, pensato per ospitare il quartier generale del cliente e parte della sua collezione di opere d’arte, gioca fin dall’ingresso su uno studiato gioco di contrasti. Entrando, infatti, sono subito visibili due ambienti contrapposti: da un lato la reception e dall’altro la playroom, entrambe caratterizzate da una grande vetrata che mette in comunicazione il visitatore con i due volti di Chicago, quello più urbano da una parte e quello più territoriale dall’altra. Dal punto di vista planimetrico, il fronte sud ospita le funzioni più rappresentative e di aggregazione come la reception, la sala riunioni, il Winter Garden, i percorsi espositivi e la zona ristorante, mentre il retro, orientato a nord, accoglie gli uffici privati e alcune aree comuni.
E’ proprio il tracciato di Chicago, con le sue sorprese, che abbiamo pensato di proiettare all’interno di questo spazio: si passeggia tra pezzi di arte contemporanea sorpresi di tanto in tanto da colori forti o da doppie altezze insolite per un grattacielo, guidati dal ritmo serrato delle pareti, dalla luce e dagli assi visuali. Il primo input, infatti, è stato proprio privilegiare questi ultimi e lasciare gli angoli liberi per mantenere sempre il contatto visivo con la città”
Massimo Alvisi e Junko Kirimoto
Gli interni sono caratterizzati da pareti in legno naturale a tutta altezza, partizioni vetrate e pannelli sospesi, che delineano le diverse aree di lavoro. La grande flessibilità e trasparenza degli elementi consente a visitatori e impiegati di godere di panorami mozzafiato anche negli ambienti più privati delimitati da superfici opache. Pareti di legno, che si smaterializzano in lamelle verticali per calibrare il grado di privacy e di luminosità, caratterizzano le principali direttrici del progetto, un leitmotiv che accompagna il visitatore fino alla scoperta del Winter Garden, un ambiente polifunzionale a doppia altezza che rappresenta il cuore pulsante del progetto.
Il Winter Garden
“Dalla struttura del Blues, musica che permea la città di Chicago” – spiegano gli architetti – “abbiamo ripreso il concetto ‘Tension and Release’. L’altezza di 3,60 m del soffitto ci ha permesso di alternare elementi sospesi, come i pannelli di tessuto, a elementi scultorei poggiati a terra. Questo gioco di compressione e sospensione culmina nel volume del Winter Garden: uno spazio unico, sospeso nel vuoto della città, un diaframma materico e tattile che racchiude uno spazio per la musica, l’arte e gli eventi così come per la meditazione e la lettura”.
A seconda dei punti di vista, la pelle del Winter Garden, composta da due file di listelli lignei sospesi e non allineati fra loro, con un vetro trasparente posto nel mezzo, si dissolve o diventa opaca, generando molteplici punti di vista e un interessante gioco di luci e ombre. Completano la stanza una scultura sospesa in bambù, creata su commissione dall’artista giapponese Ueno Masao, e il tavolo disegnato da Junko Kirimoto, con finitura in lacca giapponese. Lo spazio ha un tocco orientale e proporzioni sapientemente misurate, in linea con le sensibilità italiane e giapponesi che animano lo studio.
Luce e colore
L’intero progetto è stato curato in modo sartoriale in tutti i suoi aspetti, dagli arredi disegnati su misura, come le workstation e i tavoli della mensa, alla disposizione e scelta di gradazione dei punti luce. Anche l’uso del colore è ponderato: a volte infonde serenità, altre disegna lo spazio o, ancora, definisce una funzione. Si va dall’arancione del soffitto della playroom e dei pannelli sospesi negli uffici al rosso intenso dei pannelli in contrasto con le pareti grigie della zona ristorante, dal ruggine suadente della carta da parati giapponese all’ingresso al bianco rigenerante delle postazioni open space. Tra colori e sapienti giochi di luce, anche l’arte gioca un ruolo fondamentale: gli uffici ospitano un percorso espositivo olistico di oltre 1.000 mq tra i pezzi da collezione del committente, in un susseguirsi di spazi che si compenetrano, sovrapponendosi alla città e generando punti di vista inattesi e sorprendenti.