Dall’architettura all’interior, dal design al visual, passando per la grafica e la comunicazione: i progetti di SIMONE MICHELI si orientano in infinite direzioni ma sono sempre connotati da una cifra inconfondibile, identitaria e unica. Progetti stimolanti, dinamici ed emozionali che, come lui stesso afferma, nascono dai suoi sogni e dalle sue visioni, e perseguono un unico obiettivo: qualificare la vita dell’uomo
Il suo fare progettuale spazia, con passione e disinvoltura, dal più piccolo dettaglio di un progetto di product design fino alla realizzazione di interi edifici e masterplan, rinnovandosi continuamente ma mantenendo una cifra che caratterizza tutte le sue opere e, in un certo senso, le colloca fuori dallo spazio-tempo, mai allineate ai formalismi esistenti. Una mente creativa, popolata di sogni e visioni, che negli anni ha dato forma e vita a ormai celebri hotel e spa, architetture, masterplan e a pluripremiati oggetti di design, affrontando ogni progetto come un nuovo viaggio e come un’inedita ed emozionante avventura. Lo abbiamo intervistato durante il lockdown e ci ha parlato di design e di ospitalità, di luce e colore. E anche di come è cambiato il concetto di lusso e del futuro che, presto, verrà.

Hai da poco ricevuto un premio molto rilevante per l’Aquatio Cave Luxury Hotel & Spa che sorge nei Sassi di Matera: quando hai visitato le prime volte la location quale immaginario ti ha sollecitato?
Il primo contatto con i magici spazi del sasso caveoso è stato meraviglioso. Mi ricordo ancora la sensazione di stupore nel vedere metafisici spazi “involucrati” come fossero stati scavati dal vento nel tufo. L’uomo ha ricavato erodendo la materia, centimetro dopo centimetro, gli ambienti di questa parte di Matera realizzando un unicum con una carica emozionale incredibile. Ogni angolo di questo borgo offre spunti di straordinario interesse. In questo progetto, che ho condiviso con l’architetto Cosimo Dell’Acqua che è stato anche uno dei miei committenti, abbiamo voluto conservare gli strepitosi ambiti volumetrici in tufo in maniera filo museale, abbiamo creato un intrigante progetto illuminotecnico a pavimento, abbiamo definito nuovi spazi con nuove funzioni attraverso assoluti, iconici e puri arredi in voluto contrasto con l’esistente. In questo luogo estremamente evocativo e affascinante passato, presente e futuro si incontrano generando un esplosiva miscela capace di divenire attiva memoria nelle menti di ogni ospite che, appena varcata la soglia, ne diventa ambasciatore.

Nei tuoi concept quanto contano le radici naturali e culturali del luogo?
Moltissimo, il mio lavoro muove i propri passi partendo sempre dai contenuti, dalle storie che i luoghi raccontano e articola il proprio percorso mai per mimesi o per emulazione, ma sempre per contrasto voluto e desiderato. Considero gli spazi antropizzati e le città come fogli di carta dove tanti hanno scritto e continuano a scrivere brani tridimensionali in forte dissonanza gli uni rispetto agli altri. Questa è la meraviglia che esprimono alcuni spaccati urbanizzati dove un edificio trecentesco puro o alterato si confronta con un’opera del Settecento o con un audace performance spaziale del nostro tempo. Credo nel potere della verità espressiva. Ritengo che ogni nuovo intervento architettonico, creato da intelligenti e profondi uomini, dovrebbe esprimere con vigore la propria identità e mai allinearsi a formalismi esistenti passati o presenti. Le mie parole chiave sono identità, ibridazione, contaminazione.

Come ritieni che si stia evolvendo l’hotellerie? Quali i trend emergenti che più influenzano i tuoi progetti?
La dimensione del fare intorno alla dimensione della ricettività sta cercando di diminuire il gap esistente tra tecnologia, forma e contenuto. Progressivamente assisteremo a una maggiore articolata fusione tra performanti sistemi demotici e identità visiva della collettività. Adesso il gap è enorme, il 99% delle strutture ricettive esprime il proprio essere attraverso immagini legate al passato. I miei progetti partendo dalla conoscenza del passato desiderano esprimere il forte ed energetico attaccamento al presente-futuro, sia dal punto di vista espressivo che contenutistico. I sistemi tecnologici, la dimensione della sostenibilità, rappresentano per me dei riferimenti importantissimi per la definizione dei perimetri di una nuova ospitalità.

Il concetto di lusso, come è cambiato negli anni?
Il concetto di lusso in architettura, sino a ieri, è stato legato a parole come opulenza, esagerazione, alla giustapposizione di materiali estremamente costosi. Oggi il reale lusso è connesso a un rinnovato rapporto tra uomo, spazio e tempo. Il vero lusso è rappresentato più da vuoti che da pieni, e dalla volontà di tradurre la complessità del nostro tempo in semplicità, riportando l’uomo al centro di tutti i pensieri, con la coscienza che il paramento più importante è legato alla dimensione del tempo e dalla qualificazione della vita attraverso un nuovo tipo di progetto.

I tuoi progetti hanno sempre una forte identità: come nascono le tue visioni? Da una ricerca o da un’intuizione? E come alimenti il tuo immaginario?
Bella domanda. Le mie creazioni hanno una forte carica distintiva perché non sono frutto di elaborazioni progettuali assegnate ai miei collaboratori. Tutti i progetti di architettura, di architettura degli interni, di design, partono da me, dal mio cuore, dalla mia mente. Sono un uomo fortunato: i miei progetti non nascono disegnando, nascono sognando. Guardando i miei disegni tutto è chiaro, non esistono segni cancellati o alterati. Le mie nuove creazioni partono sempre da visioni, da sogni. Velocemente appunto su carta o su supporto digitale le mie riflessioni progettuali per non perdere la memoria della visione. Passo poi ai miei assistenti i precisi disegni per riprodurre il sogno. Qualcosa di più alto rispetto alla nostra vita terrena mi dona ogni giorno delle meravigliose visioni per costruire nuovi scenari spaziali, unici e distintivi. Il mio immaginario è alimentato minuto dopo minuto da tutto ciò che mi ruota intorno, dagli affetti ai momenti legati alla quotidianità, ai viaggi, alle riflessioni, alle letture, ai sogni.
Luce e colore: che peso hanno nei tuoi progetti? E, in particolare, in un interior quanto è importante catturare la luce e le sue ombre?
Luce e colore sono fondamentali strumenti, capaci di donare meraviglia a un progetto. Considero la luce come una fisica materia, come il cemento armato. Louis Kan scrisse: “la luce conobbe la sua magnitudine quando incontrò il fianco di un edificio”. Ricordando queste meravigliose parole tutto è chiaro, semplice, incredibile. E il mio amore per la luce parte da lontano, inizia dall’osservazione delle opere d’arte prodotte da mio padre, artista, che ha sempre lavorato celebrando attraverso le sue immagini bidimensionali il mistero della luce.

Funzione, forma, atmosfera: quale il mix perfetto?
Nei miei progetti forma e funzione sono osmoticamente compenetrate. Le mie creature spaziali, “involucrate o involucranti” esprimono questo. Lo scultore celebra la forma in relazione a spazio e luce, l’architetto che ha un forte legame con la dimensione dell’artisticità fonde nel suo fare forma e funzione per costruire luoghi unici per qualificare e ossigenare la vita dell’uomo.
Di quali novità avrebbe bisogno il nostro Paese per allinearsi ai migliori criteri internazionali di accoglienza e dare valore alla nostra offerta turistica?
Avrebbe bisogno di dare maggiore identità e unicità alla proprie strutture ospitali, creando strutture realmente sostenibili e capaci di rispondere a quadri esistenziali sempre diversi, quotidianamente in divenire. Avrebbe bisogno di staccarsi dallo stereotipo della mimesi per originare nuovi scenari visivi e contenutistici, originali e performanti.

Per il prossimo futuro… a quali progetti stai lavorando?
Molti e di diversa natura. Come tu sai la mia dimensione progettuale articola il proprio essere in molte direzioni: masterplan, architettura, interior, design e corporate. Sto progettando in varie città del mondo – tra cui Seoul, Tirana, San Paolo, Mosca, Lanzarote, Algeri, Casablanca, Shanghai, Miami, Istanbul, New Delhi e Dubai – e anche in tante città italiane. Tutti progetti legati al mondo dell’unicità, dell’eccellenza, della sostenibilità.
Per concludere: hai qualche sogno nel cassetto? Un progetto inedito, con il quale ti vorresti misurare?
Mi piacerebbe riprogettare il mare, il cielo, la natura. Un sogno impossibile. Una tensione emotiva che quotidianamente mi stimola per definire nuovi progetti legati a una dimensione improbabile, metafisica, magica.