Protagonisti
Angeletti Ruzza Design

Per Angeletti Ruzza fare design di tipo tradizionale non è semplice, bisogna muoversi con agilità e intuizione tra limitazioni e condizionamenti. Un esercizio coinvolgente che richiede apertura mentale

Insieme nel lavoro e nella vita, Silvana Angeletti e Daniele Ruzza hanno collaborato con numerosi brand. Elementi naturali come l’acqua e il fuoco si rintracciano nei loro progetti per Azzurra Ceramica, Flaminia, F.lli Fantini, Teuco, Cristina Rubinetterie, solo per citarne alcuni. Uno studio che ha da poco festeggiato i 25 anni di attività e che rifugge dal design urlato. Che cerca quiete nei progetti. Una quiete che aiuta a vivere in armonia con l’oggetto.

Daniele il meccanico e Silvana la rurale. Vi riconoscete?

Daniele Ruzza  Tornassi indietro sarei in officina a imparare il mestiere. Da grande provo a capirci qualcosa, ma è tardi. I mestieri vanno imparati presto. Devi affinare l’orecchio per capire cosa ha la moto quando gira al minimo, saperne di corrente ed elettronica, oli e meccanismi. La moto ti permette di fermarti dove vuoi, arrivare dove desideri, nei tempi e modi che preferisci. E la tuta da meccanico? Semplice, pratica, da usare sempre.

Silvana Angeletti  Io sono meno concreta, più libera di testa, intuitiva e un po’ selvatica. Mi fido delle mie sensazioni. Sono radicata in questo nostro territorio, cerco rapporti autentici, vivo la parte creativa del lavoro un po’ dietro le quinte.

Da Rieti a Milano?

DR Finita l’università la scelta: Roma, Rieti o la sorte a Milano? Eravamo tentati ma se fossimo saliti ci saremmo divisi. Chi avrebbe preso in studio due studenti alle prime armi? Volendo restare insieme abbiamo scelto Rieti. A metà del nostro percorso professionale abbiamo riconsiderato Milano. Lo studio era ben avviato, i contatti c’erano, le aziende pure. Ma qui c’è la nostra famiglia. Abbiamo rinunciato e magari perso delle opportunità, ma siamo contenti della scelta.

SA Se fossimo vissuti a Milano credo che il nostro lavoro sarebbe stato oggetto di più attenzioni da parte di stampa e critica del design, lo dico senza alcuna pretesa o rivendicazione. Se siamo rimasti qui è perché ci interessa una vita oltre il lavoro, con ritmi più lenti. Ha prevalso la modalità slow.

Parlate spesso di un design di tipo tradizionale

DR Insegnando nelle università abbiamo sempre detto agli studenti che rifuggiamo dal design urlato. Cerchiamo quiete nei progetti. Quiete che aiuta a vivere in armonia con l’oggetto. Non ne devi essere sopraffatto, ma sceglierlo perché ti è utile e ne comprendi facilmente la funzione. Dobbiamo imparare a fare pulizia nei nostri pensieri per poter progettare qualcosa di onesto e chiaro.

SA Fare un design di tipo tradizionale non è semplice, bisogna muoversi con agilità e intuizione tra limitazioni e condizionamenti, è un esercizio coinvolgente e richiede apertura mentale. Il nostro design è frutto di una visione condivisa che deve generare valore. L’azienda investe su un oggetto che oltre che bello deve funzionare bene, durare a lungo, essere apprezzato dal mercato.

 Quanti oggetti avete disegnato? E c’è un best seller?

DR Per F.lli Guzzini oltre 120 pezzi, e ogni volta l’azienda doveva realizzare uno stampo nuovo. Molti hanno avuto grande successo commerciale, le serie Link per Colombo Design, Plano per Fantini, Nuvola per Azzurra, la paretina doccia per Teuco, la caffettiera Zazà. Il mio best è Zazà. Perché è in produzione dal 1995, perché è un prodotto italiano, con ingredienti che lo rendono speciale: l’alluminio che permette al caffè di mantenere inalterato il sapore nel tempo, l’ufficio tecnico Lavazza per il giusto rapporto dimensionale, il nome che collega a Napoli.

SA Abbiamo progettato tanto, me ne sono resa conto quando abbiamo chiesto a un web designer di cambiare il nostro sito, con una cernita dei prodotti per renderlo più patinato. Alla fine è prevalsa la linea dell’autenticità. Ci sono prodotti non più in produzione ma espressione del nostro percorso professionale. Difficile scegliere un best, c’è tanta vita dietro a ognuno. Lasciamo scegliere agli altri.

Il prodotto è un progetto? E il contesto?

DR Mi è impossibile progettare senza capire il contesto. Il nostro referente è l’azienda, che ha un determinato pubblico con aspettative ed esigenze precise. Se veniamo chiamati da un’azienda sentiamo il dovere di rispondere calandoci in un abito che deve calzare alla perfezione per poterci muovere. Quando questo riesce, il progetto funziona. Nasce il prodotto.

SA Tutto è progetto. Dal risotto di Munari all’organizzazione della giornata. Facciamo delle scelte in base a quello che dobbiamo fare: definiamo il problema, analizziamo i dati, usiamo l’esperienza per valutare, compiamo delle azioni che poi verificheremo se corrette o meno. Non è importante sapere tutto su un argomento ma avere un metodo per affrontare il problema.

I rubinetti East Side e Tabula, disegnati per Cristina Rubinetterie

DR Un rubinetto non è facile da disegnare. Il millimetro fa la differenza tra equilibrio ed eccesso. Chiudere l’acqua in una forma, intrappolarla e restituirla è un lavoro complesso e richiede rispetto. Cristina la conosciamo dal 2003, e il rapporto di simpatia e rispetto con loro è sfociato nel 2019 in questi progetti, sviluppati dall’azienda con una velocità fuori dal comune. Prodotti diversi, anime diverse. Tabula con molti vincoli progettuali, ma lavorando a stretto contatto con l’ufficio tecnico siamo riusciti a reinterpretare un loro prodotto storico. Con East Side eravamo più liberi, ci siamo ispirati alle atmosfere dei loft newyorkesi.

SA  Abbiamo analizzato il progetto da tutti i punti di vista.  Pur essendo prodotti molto diversi, sono espressione di un processo circolare dove la condivisione degli obiettivi e l’apporto di diverse professionalità, che si muovono contemporaneamente in dialogo tra loro, diventa creazione di valore.

Come sarà l’ambiente bagno domani?

DR Si parla di smaterializzazione, superfici tecnologiche, ecorisparmio. Tutto questo probabilmente sarà a disposizione ma è utile ricordare che la stanza da bagno resta il luogo dove il corpo deve ritrovarsi senza indugi o paure. Non credo che siederemo su un wc in modo diverso. Achille Castiglioni con la collezione Linda nel 1977 cercò solo di rendere la vasca del lavabo abbastanza capiente e profonda per permettere di lavarsi le ascelle senza bagnare dappertutto. Da allora non è cambiato il nostro modo di lavarci. Dovremo sempre tenere l’uomo al centro del progetto.

SA Sarà sempre più importante, non solo per questioni d’igiene ma perché è lo spazio dove ci si mette a nudo entrando in contatto con l’acqua e la sua valenza sacrale e rigenerativa. La sorgente e la cascata verranno evocate per creare esperienze ancestrali. Luce e calore saranno protagonisti di un ambiente che si trasforma in base alle esigenze, con una tecnologia invisibile e performante. Si lavorerà per sottrazione – meno materia – e addizione –  più prestazioni. Un bagno dal sapore primitivo, contadino, essenziale nella forma ma denso di comfort, avvolgente. La casa è un riparo contemporaneo, spazio fluido modellato dalle azioni di chi la abita con due soli punti fissi: acqua e fuoco.