Progetti
Virgin Izakaya

Yodezeen porta in Ucraina un angolo di Giappone: il vecchio Arsenale, nel cuore della capitale, si trasforma in un ristorante tradizionale del Sol Levante

Costruito nel XIX secolo nel pieno centro di Kiev con accenni alla nascente Art Nouveau, lo storico Arsenale venne in parte ampliato e rivisto in epoca sovietica. I russi smantellarono l’apparato decorativo e posizionarono delle nuove postazioni di vedetta lungo il muro di cinta. Abbandonato dalla caduta della Cortina di ferro fino al 2017, l’edificio è oggi in fase di massiccia ristrutturazione e riconversione per ospitare coworking e attività commerciali. Tra i primi locali ad aprire i battenti il Virgin Izakaya, un tradizionale ristorante giapponese con interni firmati dallo studio Yodezeen.

Nella tradizione nipponica, un izakaya potrebbe essere descritto come l’equivalente della nostra trattoria: un luogo dove si va per un boccone tra amici o tra colleghi dopo il lavoro, dove si può semplicemente bere un bicchiere stuzzicando qualcosa, dove il cibo è sempre preparato al momento dai cuochi che si muovono in una cucina a vista. Anche il ristorante ucraino segue il medesimo concept, mixando in maniera inedita riferimenti al Giappone e i dettagli dell’architettura.

I 450 metri quadrati si articolano in sale comunicanti voltate, con muri e archi a tutto sesto in mattoni a vista. «Abbiamo creato uno spazio suggestivo e concettualmente completo. I muri di mattoni, il legno grezzo, il metallo ossidato, il cemento nudo sono in dialogo con il calore e l’intimità data dalla luce soffusa e puntuale e dalla presenza di calibrati tocchi di verde» ha dichiarato Artem Zverev, co-founder di Yodezeen.

Il bancone con l’area in cui lavorano gli chef è posizionato al centro dello spazio, circondato da un piano illuminato da lampade a sospensione tubolari. Tutto attorno i tavolini “privati”, le coppie e qualche posto per le comitive più numerose.

Interessante il trattamento dell’area toilette, definita dai progettisti come una struttura indipendente e identificata da una maglia metallica rossa che riprende la forma dei monasteri del Sol Levante. Dentro, lavabi in pietra posizionati su tronchi di sostegno hanno l’aspetto di un onsen (lo stabilimento termale tradizionale del Giappone) e tutto ha una dimensione zen e pacifica.

Conclude Artem Zverev: «Volevamo che gli elementi desunti dallo stile giapponese non fossero appariscenti, ma che si leggessero in certe soluzioni, con delicatezza». Virgin Izakaya non è dunque il solito sushi bar stereotipato, non è il bistrot di ramen mainstream, è un luogo raffinato in cui i rimandi all’Oriente non sono inserimenti strillati ma un lavoro “in punta di piedi”, fatto di suggestioni evocative.