Protagonisti
Enrico Cesana

Lavorare in sinergia con l’azienda dosando elementi di design e politiche commerciali. Ce ne parla Enrico Cesana, dal 2018 art director del Gruppo Artesi

Un’unica realtà, con trent’anni di storia, tre marchi, Artesi, Agha e Ardeco, e 34 collezioni per l’arredamento completo della stanza da bagno. Sono i numeri del Gruppo Artesi, che si pone l’obiettivo di proporre progetti total bathroom personalizzabili, che integrano mobili, docce, complementi, accessori e sanitari e, dal 2020 anche saune, in continuo dialogo tra loro.

Sei stato il direttore artistico di Dorelan e ora lo sei del Gruppo Artesi. Letto e bagno, i due ambienti più intimi della casa.

Esatto, sono considerati gli ambienti cocoon per antonomasia dell’abitare: luoghi intimi dove prendersi cura della propria persona. L’approccio direzionale, quindi, può essere simile: qui, infatti, più che altrove, progetto e prodotto debbono saper generare emozioni. In camera trascorriamo i momenti della nostra vita in cui siamo maggiormente rilassati e senza difese. Nella stanza bagno ci rigeneriamo, eliminiamo i residui di una giornata frenetica o magari ci prepariamo ad affrontarla al meglio, a suo modo è un luogo magico che genera energia positiva.

E le differenze?
Sono ambienti molto diversi tra loro per tipologia e organizzazione produttiva. Una cosa mi ha permesso di lavorare in entrambi: il mio concetto di direzione artistica. Un ruolo che per me comprende l’assoluta conoscenza di ogni aspetto dell’azienda, dalla produzione ai livelli commerciali, e il fatto di saper cogliere perché un prodotto ha avuto successo e un altro no. All’inizio di ogni nuova collaborazione un direttore artistico dovrebbe chiedere al titolare: che cosa volete diventare? In Dorelan, azienda che aveva già un preciso percorso comunicativo nel settore materasso, ho avuto maggior libertà per quanto riguarda l’impostazione del mondo letto tessile. Nel Gruppo Artesi sono subentrato a una precedente direzione artistica e ho dovuto analizzare e mettere in atto nuove modalità. Fra l’altro, mai avrei immaginato di lavorare nel settore dell’arredobagno, e mi ha stupito, piacevolmente, la possibilità che ho individuato subito di creare collezioni e segni in grado di generare legami con altri ambienti della casa. E diciamolo chiaramente, il direttore artistico deve migliorare l’immagine del brand, ma deve anche concorrere a far aumentare il fatturato. È una pura e semplice equazione commerciale. Bisogna individuare il giusto mix tra ricerca, design e mercato. Mi piace definirla concretezza. Una realtà con prodotti anche meravigliosi, ma senza vendibilità, non è nelle mie corde. Mi definisco un designer al servizio dell’azienda: è l’unica modalità che conosco per poter lavorare insieme e generare soddisfazioni reciproche.

Il primo aspetto di cui ti sei occupato nel Gruppo Artesi

Le prime linee da me disegnate hanno sviluppato il concetto di ambiente unico per il bagno, che ci piace chiamare la “stanza del sé”. Ho cercato di mettere in relazione i vari brand del gruppo in modo da creare un linguaggio riconoscibile e abbinabile: quindi materiali, colori, texture in grado di vivere in accostamento in tutte le collezioni. L’approccio iniziale è stato finalizzato a dare valore e raccontare i piccoli spazi. In situazioni di allestimento ed espositive, come può essere il Salone del Mobile, si presenta un ambiente bagno in spazi anche di cinquanta metri quadrati. Poi, però, il tutto va commisurato a realtà abitative con metrature ben diverse. E per noi rispondere a queste esigenze era importante. I primi tre anni abbiamo quindi lavorato sulle micro stanze, tarate sulle effettive dimensioni degli ambienti bagno contemporanei, con un coordinamento estetico e cromatico fra i vari prodotti. Oggi stiamo evolvendo la tipologia espressiva con nuove proposte, spazi maggiori, sistemi di arredo bagno in grado di generare nuovi luoghi e nuove funzioni.

Il Gruppo Artesi è formato da tre marchi, come sono stati amalgamati?

All’interno del gruppo, i tre marchi mantengono la propria autonomia, rafforzando, allo stesso tempo, flessibilità e versatilità, delineate in un’identità visiva riconoscibile. Il ruolo della direzione artistica, in particolare all’inizio, è stato quello di separare, unendole, le varie specificità. Ovviamente, dopo aver compiuto accurate analisi di produzione e distribuzione commerciale. Oggi le distinzioni, pur nel dialogo costante, sono chiare e diventano un plus per tutto il gruppo. Artesi incarna la stanza da bagno dal sapore più classico, senza tempo. Ardeco ha una cifra più sperimentale, ad esempio è stata la prima azienda a introdurre il metallo nell’arredobagno. Quando sono arrivato, Ardeco aveva già in catalogo dei lavandini con struttura in lamiera di metallo, presentavano un forte spessore, essendo prevalentemente lavabi d’appoggio. Abbiamo lavorato sulla sottrazione, su spessori più sottili, giocato con i pieni e i vuoti, il tutto senza stampi, dunque con lavorazioni più rapide e investimenti sostenibili. La velocità di esecuzione è un elemento importantissimo nel processo di sviluppo. In questo modo possiamo intervenire su una produzione industriale di base, con l’apporto di lavabi in resina, cemento o altri materiali. Un ulteriore importante step è stato lo sviluppo delle collezioni di accessori che caratterizzano tutto l’ambiente, integrabili sia alle collezioni di arredo sia alle docce Agha. Penso alla struttura modulare Space, che oltre a essere un accessorio multifunzione, permette anche di sfruttare gli spazi “dimenticati” della doccia, trasformando le pareti in vetro in vere e proprie librerie. Molto importante anche l’aver creato sin da subito un sistema-colore che permettesse di abbinare tutte le docce al mondo bagno. Infine, nel 2020, siamo arrivati al progetto della prima sauna, Zenith: un prodotto che idealmente chiude un cerchio aperto tre anni fa, e grazie al quale la “stanza del sé” Artesi diventa il luogo del benessere a 360 gradi.

Allora il tuo lavoro è finito?

Assolutamente no, perché il ruolo dell’art director è anche quello di cogliere e condividere costantemente intuizioni per il futuro. Oggi, ad esempio, stiamo riflettendo su prodotti che collochino l’arredobagno anche in altri ambienti della casa. Occorre liberare la progettualità, pensare a sistemi nuovi, interpretare utilizzi diversi da quelli tradizionali.

Il bagno di domani?

Non sarà stravolto rispetto a quello attuale. Il benessere indoor è diventato ormai la chiave di volta dell’abitare, e il bagno ne è e ne sarà sempre più il luogo deputato. Vedremo stanze da bagno più interconnesse con altri ambienti della casa, ma non solo in senso puramente tecnologico. Il bagno amplierà i propri confini, integrando nuove abitudini e quindi generando nuove funzioni. Sono tutti argomenti alla base di un nuovo progetto in lavorazione per Artesi che vedremo sicuramente alla prossima prima fiera post pandemia. Nel futuro del gruppo c’è anche la concretizzazione di partnership con altre aziende, finalizzata a creare sinergie: un aspetto che richiede tempo ed energia. I marchi stanno crescendo, tanto, bene, e sotto diversi punti di vista: economico, stilistico, progettuale, comunicativo e digitale. Abbiamo una visione concreta del domani, condividiamo obiettivi e visioni con la proprietà e il feeling fra noi e i nostri partner è ottimo: tutti ingredienti fondamentali per la riuscita di questo percorso.