Protagonisti
Isabel Lopez Vilalta

Impermeabile alle mode e fedele a se stessa, Isabel López Vilalta è una interior designer che ha fatto della professione la grande passione della sua vita, all’insegna dell’eccellenza

Affermata designer barcellonese, Isabel López Vilalta è entrata nel mondo dell’interior molto giovane, iniziando come tanti dalla progettazione di spazi residenziali per poi buttarsi quasi subito su progetti di ristoranti e hotel, a cui negli anni si sono aggiunti progetti di retail e uffici.Da oltre trent’anni Isabel firma spazi che hanno scritto la storia dell’interior spagnolo, dove forma e funzione sono intrinscamente legate al concetto di comfort, facendosi riconoscere per il suo stile sobrio, rigoroso, misurato, studiato al dettaglio, di un’eleganza rassicurante e austera, che lei definisce atemporale. Perchè Isabel insegue sempre l’essenza dei luoghi e concepisce l’interior design come uno strumento per rendere felici le persone, e per farlo ha bisogno di vestire i panni dell’impresario e dell’ospite del ristorante, del cliente dell’hotel e del propietario dell’abitazione che progetta.  

Dopo tanti anni di professione, qual’è secondo te la formula del tuo successo?

Sono un’entusiasta della mia professione, che è una vera vocazione e che è diventata parte integrante della mia vita. Questo fa che tutto giri intorno ad essa: i viaggi e gli hobby sono legati all’architettura, all’arte e al design. Probabilmente il successo ha a che vedere con il fatto di lavorare con passione e intensità.

Quali sono i tuoi referenti e da dove trai ispirazione?

I referenti sono tanti e diversi. La buona architettura mi ha sempre commosso, più  dell’arte e della musica. Ultimamente ammiro le figure femminili del secolo scorso che non hanno ricevuto i riconoscimenti meritati, le trovo stimolanti. Mi riferisco alle donne della Bauhaus, Florence Knoll o Ray Eames, Peggy Guggenheim e Lina Bo Bardi. Ma anche a donne contemporanee come Petra Blaisse, Ilse Crawford e India Mahdavi.

Il tuo stile rifugge le mode, ma i tuoi progetti hanno un fil rouge dettato dal rigore e dall’equilibrio. Quali sono gli ingredienti che potremmo definire la firma di Isabel López Vilalta?

È fondamentale la ricerca dell’eccellenza, nella definizione del progetto, nella logica costruttiva e nell’esecuzione. Ma cerco soprattutto di progettare spazi con un’anima, che contribuiscano al miglioramento delle condizioni di vita, a creare atmosfere che rendono felici le persone che le abitano.

Hai affermato che l’appartenenza al luogo è un aspetto fondamentale come fonte d’ispirazione per i tuoi progetti. Come si conciliano i valori legati al territorio e la cultura intrínseca di un luogo con un progetto di hospitality?

Quando mi viene commissionato un nuovo lavoro mi piace identificarmi nei desideri del cliente e immergermi nel progetto. Osservare il paese, la città, il quartiere e l’edificio in cui si trova; catturare l’essenza del luogo è essenziale per essere in grado di centrare la proposta progettuale. E questo direi che vale ancora di più per i progetti alberghieri, dove comunque è fondamentale comprendere la filosofia del business.

Come credi che evolverà il settore hospitality, quali i trend una volta usciti dall’emergenza pandemica?

Il settore dell’ospitalità è stato molto colpito da questa pandemia, molti grandi nomi hanno chiuso e altri ancora chiuderanno. Per fortuna, si tratta di un ambito in cui le persone sono piene di idee e voglia di realizzarle, ma certamente è un settore molto esigente, dove è sempre più difficile sorprendere, sia dal punto di vista culinario che estetico. Bisogna colpire nel segno con un concept nuovo, in cui estetica e offerta gastronomica si sposino perfettamente.

In Spagna, tra i tuoi ultimi lavori ci sono l’hotel Terra a Barcellona e la Spa per l’Inturhotel Cala Esmeralda, già ristrutturato nel 2017. A quali progetti state lavorando attualmente?

L’hotel Terra ha aperto i battenti poco prima del lockdown dello scorso marzo. Nel caso dell’Inturotel Cala Esmeralda, si è trattato di un progetto di ristrutturazione totale che è durato quattro anni perchè, essendo un hotel per vacanze, il cantiere era operativo solo sei mesi all’anno. L’ultima parte a essere rifatta è stata la Spa. Attualmente stiamo lavorando al recupero di un palazzo a Palma di Maiorca e di una galleria d’arte a Madrid. A breve verrà inaugurato un hotel a La Rioja legato al vino, con un’offerta gastronomica interessante. Abbiamo per le mani anche diversi progetti residenziali, disciplina con cui ho lavorato meno negli anni, ma che trovo molto gratificante.

I tuoi lavori si concentrano fondamentalmente in Spagna. È stata una scelta quella di affidarsi a una clientela che opera essenzialmente sul territorio nazionale?

Durante la mia carriera ho lavorato in tutta la Spagna e pochissimo all’estero. Non è stata una decisione volontaria, ma piuttosto frutto del caso. L’anno scorso abbiamo progettato i ristoranti dell’Hotel Grau Roig ad Andorra e ora stiamo lavorando a tre progetti in Portogallo, un hotel nelle Azzorre, un altro a Porto e un ristorante a Lisbona.