È il futuro la chiave di lettura di ogni cambiamento. E Giulio Cappellini guarda al domani sapendo che sarà possibile progettare qualcosa che ora si può solo immaginare
Architetto, designer, progettista, trend hunter. La poliedricità di Giulio Cappellini trova conferma nell’essere stato definito dalla rivista Time come uno dei dieci più importanti trendsetter a livello mondiale nel contesto del design. Cappellini è inoltre talent scout di giovani designer che negli anni hanno contribuito al prestigio della sua azienda, fra i quali Jasper Morrison, Marc Newson, Marcel Wanders, i fratelli Bouroullec e Nendo. Tra gli ultimi progetti che lo vedono protagonista ci sono anche la consulenza presso l’Istituto Marangoni di Design, di cui è anche art director, e la direzione artistica di Ceramica Flaminia.

Definiamo una tendenza contemporanea
Oggi ci sono due tendenze ben delineate, da una parte troviamo ambienti asettici e con uno stile minimal con pochi arredi, con il conseguente utilizzo di toni grigi, beige, marroni, e dall’altra un gusto nordico, con molti elementi di decoro, legni chiari, colori vivaci. Che si tratti di ambienti residenziali o uffici la sostanza è questa, anche se occorre precisare che il contributo più importante all’evoluzione di un trend generale si è avuto a partire dagli spazi pubblici. Fino a qualche anno fa, se immaginavamo un ufficio lo trovavamo tutto in bianco e nero, oggi questo ambiente è davvero cambiato in tutt’altra direzione. Detto questo, la vera tendenza è la libertà del consumatore finale che può, con cognizione di causa assoluta e senza limitazioni, se non le diverse possibilità economiche delle persone, arredare la propria abitazione con prodotti provenienti da tutto il mondo, frutto del design di diverse epoche, con materiali, stili e colori diversi. Oggi anche nella proposta seriale la personalizzazione di un prodotto è comunque non solo possibile ma richiesta, la gente è disposta a pagare dei supplementi pur di avere una finitura o un colore che meglio si addicono al suo concetto di casa di tendenza. E noi progettisti dobbiamo tener conto di questo, sia nell’abitazione che nel contract.

E nel prossimo decennio?
Proprio prima di incontrarci per questa chiacchierata ho avuto una call con un centinaio di architetti che mi ascoltavano da New York, e il tema del dibattito era proprio il futuro del design, ma non a dieci anni, bensì a cento anni da oggi! Certamente è difficile fare previsioni ma solo perché non è sempre possibile rispecchiare fedelmente il futuro che si concretizza. Pensiamo agli anni Sessanta, quando il nuovo millennio lo si immaginava fra camere asettiche e tutine bianche e nere. Oggi possiamo dire che è tutto diverso, perché cambia il modo di progettare, dal segno della matita all’ufficio tecnico che dà il via concretamente alla produzione. Il prodotto poi deve funzionare in un mercato globale, deve tener conto delle nuove tecnologie, dei nuovi materiali, dell’ecologia nella produzione, della sostenibilità ambientale. E poi non è un singolo prodotto, è un vero e proprio insieme, una sorta di panorama, con una visione generale. Teniamo poi presente che tutti gli ambienti andranno riformulati, alla luce di quanto è accaduto nell’ultimo anno. Ad esempio un ristorante dovrà tener presente non solo aspetti legati alla sicurezza o alla privacy, ma anche come accogliere i clienti in sicurezza e nel distanziamento ma senza rinunciare al piacere di stare insieme. È importante anche l’aspetto legato alla sanificazione e qui, con Olmar, ho lavorato a un inedito concetto di caminetto elettrico, con nuovi canoni estetici e con la possibilità di purificare l’aria e non solo di scaldarla.

Parliamo dell’ambiente bagno
Che si tratti di una casa o di un hotel il bagno è stato ed è sicuramente il luogo dove i cambiamenti sono stati fortissimi, evidenti, plateali. Se prima la padrona di casa portava subito l’ospite in soggiorno ma arrossiva quando questo chiedeva di usare il bagno di casa, adesso è tutto il contrario. L’ambiente bagno è diventato un luogo da esibire con orgoglio, non più demandato al semplice e privatissimo utilizzo. Anche se, in linea di massima, le dimensioni del bagno non sono cambiate oggi in questo ambiente è facile si trovino quadri, oggetti, pouf, per non parlare della tecnologia. Anche in hotel, l’importanza di questo luogo rispetto all’insieme della camera d’albergo si è quasi pareggiata. E così in ogni altro ambito pubblico, pensiamo ai bagni dell’aeroporto di Roma, con il verde verticale e le cascate d’acqua. In definitiva conta la gestione del bagno, non tanto le sue dimensioni effettive.

Come andrebbe comunicato questo ambiente?
Prima erano solo sanitari e piastrelle, dunque la comunicazione era standard, basica, elementare, la definirei una comunicazione di servizio. Oggi bisogna tener conto che questo ambiente riflette tutta la personalità della persona. Con Ceramica Flaminia lavoriamo moltissimo proprio sulla comunicazione del concetto di arredobagno, non proponiamo solo sanitari, o lavabi, perché alla gente interessa un mix, una combinazione di più fattori, proprio come se dovesse arredare un salotto, ed ecco che nei cataloghi, o nello shooting, troviamo i libri, i cuscini, i quadri, l’illuminazione. Poi naturalmente il prodotto deve essere buono, ma la comunicazione è essenziale, si perde la metà del valore se viene sbagliata.

Fra materiali e superfici
Sicuramente da parte delle aziende vi è stato tanto lavoro e molta ricerca sulle finiture matt, sui colori fluo, e se ieri la protagonista era la decorazione oggi una grande importanza viene data alla tridimensionalità, sia sui rivestimenti che sui sanitari. È un aspetto dovuto all’evoluzione della tecnologia, che domani permetterà qualcosa d’altro che adesso possiamo solo immaginare. Vorrei sottolineare anche l’importanza della sostenibilità ambientale, del risparmio idrico, della necessità e della facilità della pulizia, in questo senso la pandemia ha fatto venire a galla problematiche che già esistevano.

L’azienda e il designer, oggi
Per essere definita contemporanea, l’azienda oggi deve fare, ancor più di ieri, ricerca e sviluppo. Non è tanto l’inventare forme nuove, ma riconoscere e capire le necessità di un pubblico mondiale, lavorare sull’innovazione, anche del processo produttivo, sulle nuove tecnologie, sui materiali e sulle loro performance, magari non ancora utilizzati nella progettazione.

Tu sei sempre stato attento anche al rapporto con le giovani leve
Oggi, come cerco di fare all’Istituto Marangoni di Design, occorre insegnare ai giovani che il lavoro, il ruolo del designer è diverso rispetto a qualche anno fa. Fino agli Anni 80 il designer lavorava tendenzialmente da solo, aveva una buona idea che veniva raccolta dagli uffici di ricerca e sviluppo delle aziende e trasformata in un prodotto. Oggi fare design significa seguire il progetto dalla prima idea alla fase prototipale, dalla rappresentazione alla comunicazione. L’approccio è diventato a tutto tondo, bisogna saper lavorare in squadra, con una forte coesione con altri settori dell’industria.