E’ la forma del ponte a caratterizzare la nuova sede di Le Monde a Parigi, progettata da Snøhetta. Ponte come simbolo di contaminazione fra spazio pubblico e privato e del legame fra il giornale, la città e i lettori
Le quotidien de Rue des Italiens è da più di settant’anni il soprannome di Le Monde, per il legame che il giornale ha avuto con la storica sede nel IX arrondissement, costruita nel 1911, ereditata da Le Temps nel secondo dopoguerra e occupata da Le Monde dal 1944, anno della sua fondazione, al 1989. Riuscirà a diventare altrettanto importante per l’identità del quotidiano parigino la nuova sede di Avenue Pierre Mendès France, inaugurata nel 2020?

Il complesso sulla Rive Gauche, progettato da Snøhetta, insieme a Le Monde ospita le altre redazioni del gruppo – Courrier international, Telerama, La Vie, HuffPost – oltre all’Obs. La sua costruzione è parte del rinnovamento urbano del XIII arrondissement tuttora in corso, che ha avuto inizio negli anni Novanta con la realizzazione della Bibliothèque Nationale de France di Dominique Perrault e che, come ci ricorda Le Monde stesso, è la più grande operazione di pianificazione urbana realizzata a Parigi dai tempi dei lavori hausmanniani del XIX secolo.

L’ Avenue Pierre Mendès France esiste da dodici anni quando nel 2014 la Société éditrice du Monde acquista l’ultimo lotto edificabile della ZAC Paris Rive Guache sopra ai binari della Gare d’Austerlitz e lancia un concorso di progettazione a cui partecipano otto studi di architettura francesi e internazionali: Hardel Le Bihan, Manuelle Gautrand, David Chipperfield,

Shigeru Ban, 3XN, Rem Koolhaas, Renzo Piano Building Workshop e Snøhetta. Il lotto si trova al confine fra la città consolidata e il nuovo quartiere, a ridosso della stazione, e non può essere costruito nella sua parte centrale per la presenza dei binari. Perciò l’idea di Kjetil Thorsen di costruire un edificio ponte convince la giuria ad assegnare nel 2015 l’incarico a Snøhetta.
La forma del ponte ha un valore simbolico di connessione fra il giornale e i suoi lettori e liberando il piano terra permette a Snøhetta di attuare la strategia di contaminazione fra lo spazio pubblico e gli spazi privati oggetto delle ricerche architettoniche dello studio da trent’anni, che vede nel Teatro dell’Opera di Oslo, con le sue coperture utilizzate come terrazze pubbliche, l’esempio più riuscito.

Sotto l’arco del ponte si sviluppa la piazza pubblica in cemento, integrata con la vegetazione e dotata di parcheggi per 360 biciclette. La sede del Gruppo Le Monde è accessibile dalle due estremità: un ingresso conduce ai servizi aperti al pubblico, l’altro conduce a un’area di accoglienza e alle parti dell’edificio accessibili ai soli dipendenti.

La piazza, rispetto a migliori lavori di Snøhetta, soffre per essere dominata dal volume incombente dell’edificio, ma in ogni caso la scelta architettonica ha un importante significato civile nell’affermare i valori di apertura e convivenza giusto nel periodo immediatamente successivo all’attentato terroristico alla sede di Charlie Hebdo. Dice Kjetil Thorsen: “La nuova sede del Gruppo Le Monde è un contrappunto architettonico e simbolico alle numerose sfide che le nostre società devono affrontare oggi. L’edificio mira soprattutto a promuovere l’apertura, in un momento in cui la paura e l’incertezza spingono le nostre società a innalzare muri e a chiudersi in se stesse. In questo senso il progetto ci invita a riflettere come l’architettura crei spazi che possono essere sia pubblici che privati, esterni e interni, trasparenti o opachi”.
Il volume di otto piani dell’edificio – 23.000 metri quadrati – è un parallelepipedo di 137×37 metri scavato dall’impatto di due sfere: una a formare una rientranza sulla facciata di Avenue Mendès France, l’altra a formare l’arco di 80 metri che attraversa l’edificio e permette il passaggio verso la stazione e il quartiere della Salpêtrière. Un terzo taglio in copertura rivela la superficie obliqua del tetto rivestita con pannelli solari.

La facciata, una vera e propria doppia pelle, è costituita da 20.000 elementi in vetro con differenti gradienti di trasparenza, che danno luogo a 772 configurazioni diverse sui 10.000 metri quadrati di superficie. L’assemblaggio crea un effetto generale di pixelatura che rimanda alla texture dei montaggi tipografici.
Nel caso specifico della sede di Le Monde l’utilizzo del vetro non è un mero espediente compositivo, ma ci permettere di riflettere su un tema – la trasparenza – dagli importanti risvolti etici per un quotidiano. Basti pensare all’ordinanza del 1944 che ristabilì la libertà di stampa in Francia pochi mesi prima della nascita di Le Monde – il cui obiettivo fu di rendere le società editrici delle case di vetro, imponendo loro la pubblicazione periodica di dati sulla proprietà e la gestione – per comprendere come il tema della trasparenza abbia accompagnato Le Monde fin dalle origini.

Un ulteriore richiamo ai temi dell’informazione è dato dalla volta dell’arco, le cui superfici incorporano una griglia di LED a risoluzione relativamente bassa, che può essere programmata per fornire dati più o meno astratti. Viceversa la struttura dell’arco, il cui peso è superiore a quello della Tour Eiffel, è un’opera di ingegneria sofisticata per i vincoli imposti – la necessità di costruire su solai esistenti – e la geometria del fabbricato.
La sede ospita i 1.650 collaboratori del Gruppo Le Monde e dell’Obs. La redazione di Le Monde, con i suoi cinquecento giornalisti, occupa gran parte del quarto e quinto piano, che sono connessi con una scala a doppia spirale. Gli uffici sono organizzati in open space anche per i livelli gerarchici più alti, pertanto un centinaio di box e una quarantina di sale riunioni completano il layout. Il sesto piano, inizialmente destinato all’affitto, sarà viceversa utilizzato dal gruppo per diminuire la densità degli uffici.

Gli interni sono stati curati da Archimage, lo studio parigino specializzato nel design di edifici terziari fondato da Alexandra Corric la cui filosofia – dichiarata – afferma come la vita sia troppo breve per lavorare in ambienti tristi. Oltre agli spazi di lavoro, la sede comprende anche un auditorium da 200 posti, il Cafè de la Presse, un ristorante, studi video, una terrazza panoramica e tre locali commerciali al piano della piazza. L’edificio è certificato HQE (haute qualité environnementale) livello eccellente ed Effinergie+.

L’intervento è costato complessivamente 200 milioni di euro, finanziati da un prestito bancario che ha permesso a Le Monde, a trentacinque anni dalla vendita della storica sede di Rue des Italiens e superata la crisi che ha investito il quotidiano negli anni Novanta, di diventare nuovamente proprietario dei propri spazi di lavoro.